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Leopold Gmelin. Studi sull’architettura dell’Abruzzo alla fine dell’‘800

Formato: 21 x 28 cm

Legatura: Filorefe

Pagine: 64

Anno edizione: 2008

ISBN: 9788849214529

EAN: 8849214529

UB. INT. : T510A V05b V37e

Contenuto

Collana I SAGGI DI OPUS diretta da Tommaso Scalesse e Lorenzo Bartolini Salimbeni n.15

Giunto a Roma nel marzo del 1889, per visitare l’Esposizione di vetri e ceramiche italiane antiche e moderne, Leopold Gmelin dovette essere incuriosito dalla lettura di un libro uscito l’anno precedente intitolato Da Roma a Sulmona. Guida storico artistica della regione attraversata dalla nuova ferrovia. In effetti la linea ferroviaria in questione era stata inaugurata il 29 luglio del 1888 e la guida di Luigi Degli Abbati era uscita con la tempestività di un instant book. Invogliato ad intraprendere un viaggio in Abruzzo, Gmelin ne pubblicò nei mesi successivi il resoconto sulla Deutsche Bauzeitung, storica rivista dell’ordine professionale degli architetti ed ingegneri tedeschi, con il titolo: Architektonisches aus den Abruzzen. Stranamente, però, l’architetto tedesco non seguì il nuovo tracciato della Roma-Avezzano-Sulmona, ma, dando solo un cenno dei centri più interessanti toccati da questa linea e dalla Sulmona-Popoli, Pescara, preferì, forse per l’importanza artistica delle città, visitare Rieti e L’Aquila prima di giungere a Sulmona. Del tragitto, percorso comunque in ferrovia, Gmelin poté riferire in maniera piuttosto circostanziata, sia perché i lenti treni del tempo, ma non va dimenticato che si tratta di linee di montagna, si fermavano a lungo nelle stazioni, tanto da dargli il tempo di popolare il suo taccuino con schizzi di paesaggi e paesi, sia perché egli approfondì la conoscenza dei luoghi visitati con la lettura dei pochi libri e saggi, tedeschi e italiani, disponibili sull’argomento. Il testo fu inoltre arricchito da alcuni disegni e fotografie per quanto, di queste ultime, Gmelin lamentasse la scarsa disponibilità sul mercato. Nel suo viaggio lo studioso ebbe anche modo di interessarsi all’oreficeria medioevale, tanto da fornire un importante e pioneristico contributo, in cui venivano per la prima volta stabiliti confronti con opere custodite in musei di altre regioni italiane ed esteri, pubblicato l’anno successivo sulla rivista Zeitschrift des bayerischen Kunst-Gewerbe-Vereins e, in italiano, nel 1891 sulla Rivista Abruzzese di Scienze Lettere ed Arti, diretta da Giacinto Pannella, e in estratto. Nella tappa a Sulmona Gmelin ebbe modo di incontrare Pietro Piccirilli, che allora attendeva ai suoi primi studi sull’architettura medioevale della città, impegnandosi attivamente anche per la sua conservazione. Lo studioso sulmonese dovette sentire una particolare affinità con l’ospite tedesco, suo coetaneo e collega insegnante in una scuola, come allora si diceva, di arti applicate. Nel recensire brevemente la parte delle Architektonisches concernente Sulmona, Piccirilli, testimoniando così della serietà dello studio, definì Gmelin “architetto valentissimo ed artista egregio” che “parla della nostra città con erudizione vastissima e con singolare competenza”. Mentre, dal saggio sull’oreficeria, il sulmonese trasse spunto per approfondire l’argomento, divenendo a sua volta uno dei principali studiosi di tale forma di espressione artistica. Limitata è stata invece la conoscenza delle Architektonisches, sia per la difficile reperibilità in Italia della rivista dove furono pubblicate, che per non aver goduto di una versione italiana. Eppure, proprio gli entusiastici cenni di Piccirilli, sollecitavano la mia curiosità, con il conseguente invito, a Paola Ardizzola e ad Angelika Wessel, a tradurre lo studio di Gmelin per il pubblico italiano, aggiungendovi gli esiti di una originale ricerca d’archivio da esse appositamente compiuta. Il risultato mi pare la riscoperta di un attento studioso, scrittore dal piglio accattivante, architetto ed abile disegnatore, interessato alle opere d’arte prescindendo dalla suddivisione positivista in maggiori e minori. Una figura perciò attuale, la cui conoscenza merita di essere maggiormente approfondita; e il compito, gravoso e piacevolmente interessante, di svolgere queste nuove ricerche spetterebbe, ancora una volta, alle due autrici e curatrici del valido lavoro che qui si presenta.

Dalla presentazione al volume di Adriano Ghisetti Giavarina

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