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Le incisioni del Giangiacomo delle lunette dipinte dal Pinturicchio
Il chiostro sparito di piazza del Popolo. Reprint del 1920
A cura di: Bentivoglio Enzo, Valtieri Simonetta
Formato: 30 x 42 cm
Legatura: Rilegato
Pagine: 48
Anno edizione: 1999
ISBN: 9788874489251
EAN: 8874489250
UB. INT. : T315d T802F V27a V70b BRAMP
Contenuto
Collana Biblioteca di Giano ideata da Enzo Bentivoglio
L’insediamento agostiniano di S.Maria del Popolo, localizzato presso l’antica Porta Flaminia, ingresso principale da nord alla città di Roma, nella sua complessa stratificazione storico-artistica consente di leggere, all’interno di un unico monumento, le più alte espressioni dell’arte e dell’architettura nei vari secoli. Fin dalla costruzione della fabbrica quattrocentesca la chiesa assunse un particolare interesse popolare per il legame istaurato tra il positivo albero della Quercia (il rovere, emblema di Sisto IV della Rovere) che veniva a sovrapporsi al funesto albero del noce, infestato dai demoni, che la tradizione voleva nato sulla tomba di Nerone e bruciato da Pasquale II, al quale si deve la costruzione di una prima chiesa medievale dedicata a S.Maria del Popolo. La tradizione vuole che il sito della tomba di Nerone sia lo stesso dell’altare con l’immagine della Madonna, che nel Quattrocento si trovava nella pala marmorea del Bregno e la leggenda appare ricordata nelle scene di stucco dorato dell’arcone seitentesco che sovrasta l’attuale altare maggiore. La presenza documentata di artisti, architetti, scultori, pittori, decoratori, che nel complesso agostiniano hanno lasciato opere di primaria importanza, ha suscitato un interesse continuo nel tempo. Ricordiamo l’opera di Bramante «nell’accrescimento della cappella maggiore» (Vasari) assolutamente evocativa delle valenze spaziali dell’antichità, antefatto e verifica della più complessa soluzione bramantesca per il coro della nuova basilica di S.Pietro. Le varie cappelle e la volta del coro affrescate dal Pinturicchio, i tabernacoli, gli altari, i monumenti sepolcrali, costituiscono un insieme che ha condotto Jacob Burckhardt a dichiarare che «tutto un museo di sculture si trova in S.Maria del Popolo» ove è concentrata «la serie inconfondibilmente più numerosa di tombe (da quando S.Pietro è stato privato da questo suo ornamento) ». Sono presenti i nomi prestigiosi del Bregno, di Andrea Sansovino, e per quest’ultimo i suoi due capolavori: i monumenti sepolcrali “gemelli” del cardinale Ascanio Sforza e del cardinale Girolamo Basso della Rovere, che «rappresentano indubbiamente l’ultima e più alta forma che possa essere raggiunta nella tomba murale concepita architettonicamente». Andrea Bregno affida ad una pala marmorea la propria disperazione per la morte del figliolo in una iscrizione quasi inaccessibile alla vista, nell’originario altare maggiore realizzato per il cardinale Rodrigo Borgia, oggi conservato in Sacrestia. Andrea Sansovino affida ai basamenti su cui “riposano” i cardinali Sforza e Della Rovere la propria celebrazione. Il banchiere Agostino Chigi diviene effettivamente “magnifico” quando fa capo a Raffaello (con Lorenzetto e Sebastiano del Piombo) per realizzare il luogo della propria sepoltura, che rappresenta la celebrazione delle eccezionali doti del Chigi, forse ultimo rappresentante del mecenatismo rinascimentale. Le vetrate colorate nel coro, del tempo di Giulio II, inserite nelle finestre a”serliana” rimandano al nome di Guglielmo Marcillat, artista francese continuatore della tradizione delle grandi vetrate delle cattedrali gotiche che a detta di Giorgio Vasari fu fatto venire dalla Francia «per ordine di Bramante». Il XVII secolo si manifesta con i quadri del Caravaggio, e si esalta con gli ammodernamenti della chiesa progettati dal Bernini e con la severità cromatica della cappella Cybo, contrappunto tardo barocco del gioioso classico fasto della Cappella Chigi di Raffaello. Il Bernini raddoppia la quantità di luce penetrante all’interno della nave maggiore, annullando il valore individuale delle singole membrature architettoniche attraverso la costruzione di una cornice continua accogliente le figure delle sante, poste sugli estradossi degli archi e gli angeli esaltanti lo stemma Chigi nell’arco che precede il transetto, che partecipano allo spettacolo offerto al visitatore. L’imponente altare maggiore, costruito sotto Urbano VIII, a sostituzione dell’altare quattrocentesco, farà convergere su di sé l’interesse, annullando lo spazio architettonico della tribuna nei suoi valori tridimensionali e riducendolo ad un astratto valore chiaroscurale di fondale. Le varie ipotesi progettuali del Valadier, che investono la Chiesa e il Convento annesso, si datano dal 1793, quando la prima scampa ad un “accorciamento”, il secondo è demolito per far posto alla nuova sistemazione urbanistica della piazza del Popolo (1811). Il volume di cui presentiamo la ristampa riproduce le incisioni degli affreschi esistenti nel chiostro grande del Convento agostiniano effettuate dal Giangiacomo prima della demolizione; Fausta Gualdi ne offre una prima lettura.
Enzo Bentivoglio e Simonetta Valtieri, Professori Ordinari di Storia dell’Architettura nella facoltà di Architettura di Reggio Calabria, sono autori di opere inerenti in particolare il periodo rinascimentale a Roma. Il loro libro S.Maria del Popolo a Roma, con un’appendice di documenti inediti sulla Chiesa e su Roma (Roma 1976) costituisce ancora oggi il riferimento principale sulla chiesa agostiniana.
Fausta Gualdi, Professore titolare di Storia dell’arte nella facoltà di Architettura di Roma “La Sapienza” dal 1976, esperta di pittura umbra, è autrice della monografia Giovanni di Pietro detto lo Spagna, Spoleto 1984 e di molti altri studi, specialmente sulla pittura del Rinascimento.
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