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Raffaele Arcella. La mia vita nei lager nazisti

Frammenti 1943-1945

Formato: 17 x 24 cm

Legatura: Filorefe

Pagine: 112

Anno edizione: 2019

ISBN: 9788849238068

EAN: 9788849238068

UB. INT. : T809F V23c

Contenuto

Raffaele Arcella, allora tenente cavalleggero di soli 23 anni, è stato uno dei 650.000 militari italiani fatti prigionieri dagli ex alleati dopo l’8 settembre 1943 su tutti i fronti e che ebbero la possibilità di tornare in Italia nelle file della RSI oppure in quelle dell’esercito tedesco, ma la rifiutarono e restarono volontariamente nei Lager della Germania e della Polonia a prezzo di inaudite sofferenze. Una scelta etica che oggi potrebbe apparire incomprensibile e che è tra l’altro assai poco nota. Il racconto è steso materialmente al computer dal nipote di Arcella, Alessandro, ma la voce che detta è quella del nonno nonagenario, la cui mente è rimasta per tanti anni inchiodata a quei ricordi brucianti, mai dimenticati, mai rimossi, mai scritti, che ora gli riemergono senza sforzo, a tratti, a frammenti come visioni che non vogliono lasciarlo, soprattutto ora, nel suo ultimo tratto di strada. Una lettura coinvolgente, emozionante e diversa dai tanti memoriali di guerra.

Raffaele Arcella, classe 1920, avvocato, reduce dalla guerra e dalla prigionia, ha esercitato dal 1946 per 70 anni la professione forense, distinguendosi per probità, competenza e attaccamento alla toga, Medaglia d’Oro del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati e uguale riconoscimento nel 2017 dalla città di Napoli, nella persona del sindaco Luigi De Magistris. Ma Arcella non è stato solo un emerito professionista, dopo l’esperienza dura dei Lager, fondendo insieme il suo amore per la Cavalleria con i suoi ideali di solidarietà umana, e con l’aiuto del sacerdote don Luigi Pasa, indimenticabile cappellano militare, ha operato nel sociale, negli anni sessanta e settanta, istituendo un centro ippico, nel rione Traiano, per attirarvi ragazzi di strada. La sua attività può essere ben sintetizzata dalle parole di gratitudine espresse dagli ex scugnizzi e incise in una targa: “Al carissimo avvocato Raffaele Arcella, / che con amorevole e paterno affetto, / ospitandoci come figli tra i suoi stessi figli / e togliendoci dai pericoli della strada, / ci ha donato il nobile insegnamento / dell’arte del cavallo nonché l’arte di vivere, / creando bravi lavoratori, imprenditori di successo, / seri professionisti e bravi padri di famiglia”.

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