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16 ottobre 1943
Gli occhi di Aldo Gay
A cura di: Pezzetti Marcello, Gentiloni Silveri Umberto
Formato: 21 x 29,7 cm
Legatura: Filorefe
Pagine: 128
Anno edizione: 2007
ISBN: 9788849213324
EAN: 8849213328
UB. INT. : T301C V12b V27b V23e
Contenuto
Il 16 ottobre del 1943, con i suoi drammatici eventi, rappresenta per la città di Roma uno dei momenti più oscuri e dolorosi della nostra storia. All’ombra di quella giornata, in apparenza come tante altre, si consumò un dramma che ha lasciato una ferita ancora aperta.
Di quell’infausto giorno sono rimasti i ricordi dei pochi sopravvissuti, le ricostruzioni storiche basate sul collage dei documenti ufficiali uniti alle testimonianze orali di quanti, cittadini romani, ebrei e non, furono protagonisti di quelle ore, ma mai, fino ad oggi, alcuna testimonianza visiva.
Un giorno di diversi mesi fa, mi è giunta notizia che una famiglia romana aveva rinvenuto e conservato con grande cura una serie di disegni risalenti al periodo compreso tra il 1938 e il 1945, documenti che raccontavano gli eventi storici relativi a quell’arco di tempo. All’epoca Aldo Gay, autore degli schizzi, era un uomo di poco meno di trent’anni, sposato, con una bimba piccola. Aldo aveva la passione per il disegno, ritraeva tutto ciò che si trovava davanti. Ovunque andasse, con sé portava sempre un blocco e una matita.
Ho scoperto con grande stupore che quel “gruppo” di disegni erano centinaia: schizzi a matita, chine, disegni a carboncino, olii. Quelle immagini erano, sono straordinariamente belle, di quel fascino che solo le storie vissute intensamente, sofferte sanno trasmettere.
Così, attraverso i suoi disegni, gli schizzi buttati giù con impeto quasi a voler bloccare un istante infinito, Aldo Gay racconta tutta la sua vita, le emozioni, i sentimenti. Nel suo tratto a volte rapido e appena accennato, più spesso netto e deciso, si legge tutta l’ansia e l’apprensione di fissare un momento, un fatto storico da documentare e tramandare affinché la memoria non vada perduta. Dalle parole del suo stesso figlio, Sandro, che per anni ha conservato la straordinaria collezione, si evince proprio questa volontà tenace di lasciare ai posteri qualcosa che sia più forte delle parole e dei ricordi. È come se in lui vi fosse il timore di perdere un istante, di far cadere nell’oblio un episodio.
Al di là delle indubbie capacità espressive ed artistiche, quello che a mio avviso c’è di grande nelle opere di Aldo Gay, è appunto la capacità di raccontare attraverso la propria storia e le proprie personali vicende una storia universale, quella pagina nera del nostro Paese.
Attraverso i suoi occhi e per mezzo della sua arte, quella storia ci viene restituita in tutta l’attualità di quei momenti, un valore storico straordinario se pensiamo che come detto, di quel famigerato 16 ottobre 1943, non abbiamo alcuna testimonianza visiva.
Attraverso le sue matite, nei blocchi notes che portano sul frontespizio i simboli del regime, viene raccontata per immagini la storia di quegli ebrei di Roma, di quei romani, che non hanno potuto raccontare perché messi a tacere per sempre con un atto di enorme barbarie.
In questi quaderni c’è una straordinaria forza visiva e narrativa che ci investe, che porta una luce nuova e autentica sulla nostra storia recente, ci regala una sua lucida lettura, ci trascina dentro quelle ore dando così il suo particolare contributo affinché la memoria di quegli eventi non vada perduta, affinché il passato non si ripeta.
Walter Veltroni
Sindaco di Roma
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