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Design Qualità e Valore

Dieci anni di design al servizio della società

Formato: 17 x 24 cm

Legatura: Filorefe

Pagine: 192

Anno edizione: 2005

ISBN: 9788849209723

EAN: 884920972X

UB. INT. : T463E T513c V11g

Contenuto

C’è un modo solo per insegnare il design?
Evidentemente no.

E non soltanto per le differenze tra le culture dei territori, come ha constatato chi ha partecipato a Designing Designers, il convegno internazionale tra le Scuole Universitarie di Design che si tiene da alcuni anni, in Aprile, a Milano.

Ma all’interno dello stesso territorio, nella nostra Italia ancora leader nel design, crogiolo in cui sobbollono talenti di progettisti ed energie ed intuizioni d’imprenditori, coesistono differenze nel modo di concepire l’insegnamento, nella filosofia didattica, nel DNA delle diverse istituzioni scolastiche.

È il caso di ISIA Firenze, le cui radici e la cui identità nascono da chi, nel lontano 1962, la concepì e la connotò: Giulio Carlo Argan, Eugenio Calò, Giuseppe Ciribini, Angelo Maria Landi, Ernesto Rogers, e dai primi docenti, quali Giovanni Klaus Koenig, Pierluigi Spadolini, Leonardo Benevolo, Vittorio Franchetti Pardo.

Ne seguo da qualche tempo, prima come membro del Comitato Scientifico Didattico, ora come Presidente, l’evolversi ed il confrontarsi con la riforma del sistema dell’Alta Formazione Artistica e Musicale, cui esso formalmente appartiene, in quanto Istituto Superiore per le Industrie Artistiche, questo significa l’acronimo ISIA, cui va stretto tanto da avere suggerito il sottotitolo Industrial Design Firenze.

Ed è un confronto difficile, perché l’ISIA è atipica. Per tanti aspetti.
Ne cito alcuni:
· Vi è, nei circa 25 docenti, una diffusa voglia di sperimentare forme nuove di didattica attraverso il dialogo tra diverse filosofie progettuali, tra portatori di linguaggi e di tendenze anche contrastanti, protesi come tutti sono a cogliere i cambiamenti della committenza e nel mercato, con punte di forte attenzione alle modifiche di contesto sociale.
· Il livello di motivazione ad impegnarsi e ad apprendere dei circa 30 studenti che annualmente sono ammessi ai corsi – il numero chiuso viene definito ogni anno – le domande sono molte, un numero insolitamente alto, e permane tale fino all’ultimo anno. Se sono presenti fuoricorso è semplicemente perché tutti trovano lavoro prima di concludere il loro ciclo formativo e portano dentro la scuola l’esperienza di chi verifica, nel lavoro, quel che ha imparato.
·L’approccio interdisciplinare, nel senso più stretto del termine, è, ovviamente di casa:
ISIA insegna a progettare tenendo conto della complessità e delle mutazioni del tessuto
socio-economico, dell’innovazione delle tecnologie e dei materiali, dell’attenzione da prestare alle forme naturali ed al modo di lavorare dell’artigiano: la scuola come laboratorio di ricerca, dunque.

In questo libro François Burkhardt colloca l’ISIA di Firenze nella storia, recente
ma intensa, della didattica del Design.
Esso però, come appare anche della prefazione di Omar Calabrese e dallo scritto di Gilberto Corretti, non vuol essere uno strumento autoreferenziale, celebrativo; piuttosto, come si diceva con Giuseppe Furlanis che dirige l’ISIA dal 1990, questo testo si propone di avviare una riflessione su come si può insegnare il design, oggi, partendo dalla testimonianza di una scuola che, con pochi mezzi, ha costruito una realtà protesa all’eccellenza.

Rodrigo Rodriquez

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