Giardini storici
Artificiose nature a Roma e nel Lazio
A cura di: Mazzetti di Pietralata Cecilia
Formato: 17 x 24 cm
Legatura: Filorefe
Pagine: 304
Anno edizione: 2009
ISBN: 9788849218046
EAN: 8849218044
UB. INT. : T437A T504B V03d V11g V13b V25e
Contenuto
Il volume mette a fuoco la storia dei giardini di Roma e dei suoi dintorni, sullo sfondo di una riflessione intorno all’arte del giardino tra Cinque e Settecento e agli assunti metodologici di una così affascinante disciplina. L’età moderna vide Roma al cuore della vita sociale e politica nell’Europa di antico regime, centro propulsivo di elaborazione culturale e artistica: lo splendore della città intessuta di spazi verdi grandi e piccoli, cui concorrevano in una fusione felice natura rigogliosa, clima mite e monumenti antichi e moderni, viene rievocato con l’occhio della storia dell’arte e della storia sociale dell’arte e con la chiave dei più aggiornati studi sul collezionismo. La pluralità di sentire nei confronti della natura ha ispirato anche la struttura del volume, inizialmente ad una sola voce e poi man mano più corale. La materia è organizzata in tre sezioni, “Temi”, “Schede” e “Ricerche”, per fornire una visione d’insieme e affondi su specifici casi di studio, offrendo così anche una guida approfondita dei giardini scomparsi e di quelli tuttora esistenti. Insieme ai testi dell’autrice, il volume raccoglie saggi inediti e contributi di
Adriano Amendola, Laura Bartoni, Tiziana Checchi, Maria Celeste Cola, David Garcia Cueto, Belinda Granata, Loredana Lorizzo, Caterina Volpi.
Cecilia Mazzetti di Pietralata, romana, storica dell’arte, si è formata all’università di Roma “La Sapienza” e ha compiuto ricerche post-dottorali presso la Bibliotheca hertziana -max-planck-Institut für Kunstgeschichte e l’università di Ferrara. ha pubblicato studi sulla storia del collezionismo in età moderna, sulla pittura e il disegno di paesaggio, sugli scambi culturali tra l’Italia e il mondo germanico e sulla critica d’arte del Seicento, dedicando una attenzione particolare all’opera di Joachim von Sandrart (1606-1688).
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