Hendrik Christian Andersen

Il Museo Andersen è un luogo particolarissimo e affascinante. Da abitazione-studio dell’artista norvegese-americano, che qui trascorse gli ultimi quindici anni della sua vita, è divenuto museo statale alle dipendenze della Galleria Nazionale d’Arte Moderna ed è stato aperto al pubblico nel dicembre 1999. A seguito di accurati e complessi restauri pressochè invisibili ad occhio profano, è praticamente tornato ad essere quale Andersen lo aveva fatto edificare su suo proprio disegno e quale appariva a chi transitava nei primi anni venti del secolo scorso in quella zona di nuova espansione edilizia della capitale appena fuori la Porta del Popolo, attorno alla via Flaminia quasi sulle sponde del Tevere. E anche l’interno apparirebbe ora assai poco mutato agli occhi di coloro che in quegli stessi anni venivano a visitare curiosi i due grandi atelier del piano terra ingombri di gigantesche sculture classicheggianti e l’appartamento al primo piano decorato dallo stesso artista con ghirlande di stucco, testine di angeli e aeree pitture color pastello. Il Museo ha dunque riportato l’attenzione non solo su di un luogo ormai da lungo tempo dimenticato, ma anche su una singolare pagina della vita culturale ed artistica della Roma tra fine Otto e primi decenni del Novecento con profondi addentellati negli Stati Uniti d’America dove Hendrik Andersen, nato a Bergen in Norvegia nel 1872, era emigrato ancora bambino con la famiglia e aveva maturato la sua vocazione di artista. […] Di questa esperienza abbiamo ora finalmente un racconto suggestivo e disteso che con dovizia di documentazione e con scrittura coinvolgente ci restituisce il formarsi di un’idea e il suo identificarsi totalmente con l’arte, con gli affetti, con la vita stessa.