Hurt
A cura di: Alegiani Jacopo Mattia
Autori: Pinzuti Elena
Facing English text
Formato: 16 x 21 cm
Legatura: Filorefe
Pagine: 48
Anno edizione: 2008
ISBN: 9788849213911
EAN: 8849213913
UB. INT. : T711G V13c V42a
Contenuto
Dalla presentazione di Roberta Giulieni
“non mi porto ritratti di persone care,
ma alla ampie pareti del mio io interiore
vorrei appendere le immagini dei molti
visi e gesti che ho raccolto.
E quelle rimarranno sempre con me.”
ETTY HILLESUM ‘Diario’
Nella serie di lavori presentati, Elena Pinzuti costruisce dei volti, mai veri ritratti ma stati d’animo ed espressioni di moti interiori, attraverso la stesura di una materia dalla resa a tratti nitida e a tratti evanescente e soffusa. Partendo dalla fotografia, utilizzata come strumento per fissare le fattezze e le espressioni reali che catturano la sua attenzione, l’artista giunge, sulla tela alla loro re-interpretazione interiore, donandogli un carattere fortemente espressionista.
Nelle tele di maggiori dimensioni, i volti disegnati da un sentimento, plastici e presenti eppure sfuggenti come i ricordi, sono fattezze emotive intensamente evocate. Neutralizzando lo sfondo, per mezzo di una superficie monocroma, l’artista pone in risalto e allo stesso tempo toglie sostegno alle sagome irregolari dei volti, distanziando ulteriormente la loro rappresentazione da un rispecchiamento naturalistico, a favore di una resa espressiva. I loro incarnati, collocati in una dimensione sospesa tra il reale e l’immaginario, ora si ritagliano su di uno sfondo indefinito, elusivo, fatto anch’esso della materia di una memoria affettiva, ora vi si confondono, quasi emergendone. I contorni, solo a tratti rimarcati in maniera innaturale, non tracciano i rigidi confini dell’umano, forse a sottolineare una via di fuga del pensiero, e l’impossibilità di ingabbiare il sentimento. Da ognuno dei volti raffigurati sembra trasparire un’interrogazione, una domanda. L’immediatezza comunicativa è affidata agli occhi, i quali ci fissano nel profondo o cercano una risposta fra di loro. Ci attraggono con la loro profondità e, costringendoci a guardarli, veicolano il nostro stesso sguardo. Con la loro insistenza ci sentiamo per primi osservati, ma da una presenza che non avvertiamo come estranea. Per l’effetto di un ribaltamento ci ritroviamo a guardare noi stessi assumendo, alternativamente, le fattezze delle grandi sagome esposte.
Elena ci fa dono della rappresentazione dell’Empatia.
Elena ci parla di Umanità.
Così anche nella serie di piccoli acquerelli, i quali, disposti a formare una parete, non presentano la confusione e l’anonimato di una società sempre più vasta e indistinta, ma la particolarità di ogni singolo essere umano attraverso l’impressione colta dall’artista in un istante reso da lei infinito. Non l’individualismo e la distanza, ma la comunione e la prossimità. I colori, con la loro qualità liquida, vengono utilizzati in maniera drammatica, a dimostrazione della varietà infinita dei passaggi emotivi che regolano i moti della sfera affettiva. La resistenza del plexiglass e la sua trasparenza sono impiegati per sottolineare la sostanza stessa del sentimento.
Elena ci presenta l’umanità intera. Così la Vita, quanto la Morte.
Ad un solo passo dalla chiassosità della vita, il silenzio della morte: “Come agnello è rimasto muto e non ha aperto la sua bocca” così recitano i Responsori della Settimana Santa, parole che ben descrivono la serie di ritratti di bambini morti, “strappati dalla terra dei viventi” con violenza, che aprono una riflessione sulla stretta attualità e su fatti, come la strage nella scuola di Beslan, che distintamente ci ritornano alla memoria. In questi ritratti nessuno sguardo è più rivolto a noi, le ampie superfici di colore dalle tonalità acide che si contrappongono violentemente, ci ricordano l’umanità dolente e la rappresentazione del presagio della perdita ne “La famiglia” di Schiele; ci parlano di morti premature che nascondono i semi di una follia collettiva, di violenze e sopraffazioni verso le creature più vulnerabili, loro alle quali ora va il nostro sguardo, la nostra sofferta attenzione e soprattutto il nostro silenzio.
“I won’t take along any photographs
of those I love; I’ll just take all the faces
and familiar gestures I have collected and hang
them up along the walls of my inner space
so that they will always stay with me”
ETTY: “The Letters and Diaries of Etty Hillesum” 1941-1943
In this series of works, Elena Pinzuti portrays conditions of the soul, expressions of inner emotions using clear-cut, transparent and suffused traits. As a starting point, Pinzuti, employs photography to capture features and expressions that attract her and re-interprets them on canvas endowing them a highly expressionist character. In the large-scale canvases, the faces are flexible and real yet evasive such as memories, suggesting intense emotions, emerging as incarnated on an indefinite, elusive background. By applying monochrome tonalities, the artist emphasises the shapes while dissolving them, removing contour lines, to shift from a naturalistic representation in favour of an expressionist effect. The incarnated faces, suspended between the real and unreal are now carved on an elusive, indefinite background made of the sameemotional form in which they blend and nearly emerge. Lines, at times, are marked in an unnatural way, as not to trace the rigid confinement of humanity perhaps underlining a way of escape, and the impossible task of restricting a sentiment. Each face represented seems to reveal a question. Immediate communication is entrusted to the eyes. They observe us deeply or look at others for answers. They attract us in their deepness. They force us to observe them.With their insistence we feel watched upon as if by a familiar presence and somehow find ourselves suddenly reflected in these portraits. Pinzuti speaks of humanity.At the same time the series of small watercolours forming a wall, instead of representing confusion and anonymity of a vast indistinctive world, they express the particularity of each single individual characteristic’s captured in an instant raised infinite. Communion and proximity opposing individualism and distance. Colours are used in a dramatic way to evoke the infinite passages of emotions regulating affectivity. Acrylic sheets emphasize the same quality of sentiments, clear and resistant.
A step away from life’s chaos, lies the quietness of death.
“As a lamb that is led to the slaughter, and as a sheep that before its shearers is mute, so he didn’t open his mouth.” The Holy Week Liturgy well describes the portraits of dead children,”… cut off from the land of the living” words that open a reflection on the tragic death of the Beslan school children, a memory that distinctly returns to our mind. In these portraits no one looks at us any more. Large surfaces violently clash on acid tonalities thus reminding us of the suffering in human existence, as in Schiele’s death premonition in “The Family” they speak of our collective folly, of violence and oppression of the innocent. Towards them goes our sorrowful attention, and above all our silence.
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