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Ritratti dell'Aristocrazia Pontificia nell'Età Barocca
A cura di: Petrucci Francesco, Tittoni Maria Elisa
Formato: 21 x 29,7 cm
Legatura: Filorefe
Pagine: 128
Anno edizione: 2007
ISBN: 9788849213287
EAN: 884921328X
UB. INT. : T422D T515b V14c
Contenuto
Dalla presentazione al catalogo della mostra, Roma X 2007
In quest’occasione Castel Sant’Angelo apre le sue porte per ospitare una mostra che espone i risultati di un’approfondita indagine sulla ritrattistica romana, con particolare attenzione ai volti dell’aristocrazia romana fra il Rinascimento e l’Ottocento. Proprio in questo periodo assistiamo al fiorire e all’affermarsi di tale genere pittorico, che risponde all’esigenza degli aristocratici romani di esaudire il desiderio e l’ambizione di tramandare ai posteri la propria effigie e di sancire attraverso l’opera d’arte il proprio ruolo pubblico. Il ritratto, oltre a ricercare la rappresentazione fedele dei volti, diviene anche immagine della condizione e del rango raggiunto, e nel corso del tempo si assiste al cristallizzarsi di tipologie ben riconoscibili a seconda del periodo storico.
Il Cinquecento vede la diffusione della tipologia del “condottiero”, adatto ad esprimere il ruolo del nobile a difesa contro l’eresia e le insidie espansionistiche degli infedeli. Successivamente, a partire dalla seconda metà del Seicento, si afferma sempre più l’aspetto laicale. Stoffe preziose e vaporose parrucche si sostituiscono all’armatura, mentre l’eleganza e la forma prendono il sopravvento su consuetudini ancora di carattere feudale. Dalla seconda metà del Settecento, conseguentemente alla circolazione delle nuove idee illuministe, si vuole conferire maggiore risalto all’aspetto intellettuale, per cui si assiste all’assoluta preminenza del ritratto dell’aristocratico in abito civile con accanto ricercati oggetti di antiquariato o libri a mettere in evidenza proprio tale aspetto.
Accanto all’approfondita indagine sulla ritrattistica, la mostra offre anche lo spunto per conoscere alcuni artisti che si sono cimentati con il genere del ritratto, diventando in alcuni casi dei veri propri specialisti. È il caso del pittore seicentesco Ferdinand Voet, soprannominato “Ferdinando dei ritratti”, artista arrivato a Roma dalla nativa Anversa e divenuto in breve tempo uno dei massimi ritrattisti della Roma Barocca. La sua ascendenza fiamminga, che si rivela nell’attenzione alla descrizione realistica dei tratti e degli abbigliamenti, oltre che all’indagine psicologica, lo porta a lavorare per gli esponenti di importanti casate fra le quali troviamo i Chigi, i Borghese, i Colonna, i Pamphilj. Sono le stesse famiglie che fanno a gara per proporsi come i più importanti committenti dei capolavori artistici del tempo in un sodalizio continuo fra arte e potere a Roma, fino al Settecento punto di riferimento per l’espressione artistica del mondo intero.
Claudio Strinati
Soprintendente Speciale per il Polo Museale Romano
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