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Indole e gastronomia: magie di Calabria

«Accussì, accussì e accussì»

Formato: 17 x 24 cm

Legatura: Cartonato

Pagine: 208

Anno edizione: 2002

ISBN: 9788849202632

EAN: 8849202636

UB. INT. : T706D V92a V34f

Contenuto

Antonio Marincola Politi, è nato a Catanzaro nel 1945. Laureato in Scienze Politiche con indirizzo politico-sociale è giornalista pubblicista. Svolge l’attività di imprenditore e vive a Copanello di Stalettì (Catanzaro). La puntigliosa curiosità che lo contraddistingue lo ha accompagnato nel grande spazio degli studi umanistici e sociologici. In essi, egli ha saputo cercare risposte ed ha voluto ritrovare l’antica immagine e la dignità della Calabria. Nel suo passato di scrittore, già molte esperienze editoriali. Tra le pubblicazioni più considerate da pubblico e critica “Il segreto dei Bretii” anch’esso per i tipi Gangemi Editore.

Accussì!.. Una parola che, nel modo di dire in vernacolo, assume tre significati diversi a seconda del numero di volte che si pronuncia. Una volta sola, sta a singnificare una affermazione perentoria: “è così”. “Accussì, accussì”, significa “non è poi tanto male”. “Accussì, accussì, e… accussì”, …. invece…. sta ad evidenziare la difficoltà per la “rivelazione” di un racconto delicato e personale espresso nella forma più indolore; una dichiarazione intima da far intendere a chi si vuole attraverso il susseguirsi di due perentorietà sofferte, una successiva all’altra, fino all’ultima, pesante come un macigno, che lascia cadere l’ultimo velo del segreto. È una delle espressioni “cifrate” che non fanno a meno della necessità di pudore che prende nel momento in cui si vogliono esprimere con chiarezza i propri sentimenti. È l’espressione che anch’io ho deciso di usare accanto al titolo del libro che mette a nudo i sentimenti più profondi di una intimità personale dell’uomo calabrese e della sua più prossima e diretta società: la famiglia. Che mostra il modo con cui si superano dignitosamente le fatiche e le pressioni. Il metodo con cui si dà vita alla più assoluta voglia di libertà anche attraverso una gastronomia particolarmente sentita, semplice, e protetta da una analoga forma di pudore evidente, anche nella personalizzazione delle preparazioni che nessuno ha mai rivelato completamente. Questo lavoro si occupa di ritualità, “magie” e calabresità in un contesto in cui le persone, le tradizioni, i profumi, gli odori ed i sentimenti si scompongono per poi ricomporsi nel modo di vivere ed anche attraverso una gastronomia tipica esibita in piatti di argilla smaltata ed imbellettata con i colori dominanti del mondo calabrese: il verde ed il marrone nelle loro più stimolanti, impercettibili ed eccitanti sfumature.

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