Ittum. Opere di Giancarlo Savino
Autori: Savino Giancarlo
Formato: 32 x 43,5 cm
Legatura: Filorefe
Pagine: 132
Anno edizione: 2019
ISBN: 9788849237146
EAN: 9788849237146
UB. INT. : T809D V58g V70a
Contenuto
Ammiro di un pittore l’indipendenza dalle parole. La vita espressa dalle sue immagini ne fa a meno. A me succede il contrario, ogni immagine percepita si trasforma in linguaggio. L’organo visivo di ognuno trasmette al cervello l’informazione, la mia vista invece è collegata direttamente a un vocabolario. Le figure di Giancarlo Savino non hanno bisogno di sottotitolo né didascalia. Sono spedizioni senza affrancatura. Arrivano a destinazione in qualche parte del corpo, al fegato, alla bocca dello stomaco, alle ginocchia, alla spina dorsale. Evocano il paleolitico deposto in fondo a ognuno, che ha disegnato grotte, caverne, ripari. Il suo inchiostro odora di affumicato, cenere di un fuoco acceso per terra. Ho imparato che nella composizione dell’inchiostro c’entra il ferro, come per il sangue. C’è, o non c’è ma lo vedo lo stesso, un effetto di trasfusione. In questo somiglia allo scrittore, quando riesce a versarsi più che a esprimersi. In altra epoca ho amato le figure di Alberto Savinio. La vicinanza di cognome non c’entra con la parentela stabilita dall’arbitrio del mio gusto. A entrambi si addicono le acqueforti. Conosco Giancarlo Savino da una cinquantina di anni, dal remoto 1900, secolo calato di colpo, alla velocità del sole che tramonta all’equatore. Dipingeva in una stanza sotto il livello stradale, dal marciapiede si scendevano gradini. Pittore a Napoli, non metteva il suo cavalletto su una curva panoramica in collina. Si lasciava intridere dall’umido e dal cupo di strade in cui i panni stesi si asciugavano per stanchezza. All’inizio era visionario, scorgeva colori viscerali nelle penombre. Lo ritrovo in un altro secolomillennio a fissare incubi etilici da astemio. Di questi capovolgimenti interiori è fatta l’opera di artista, di collisioni tra il suo sistema nervoso sotto pelle e l’illuminazione esterna. Sulla superficie di un foglio, di una tela, il sotto e il sopra stabiliscono il reciproco confine, un cespuglio di spine. L’animale, a differenza del genere nostro, non patisce insonnie. Nelle sue figure Giancarlo Savino miscela quest’aggravante della condizione umana con l’attenuante del suo fondo bestiale, che ammansisce lo stato di veglia perpetua e spegne l’occhio sbarrato, aperto dentro il buio.
Erri De Luca
Giancarlo Savino, napoletano di nascita, romano di adozione, vive e lavora a Roma dal 1996. Comincia giovanissimo la sua attività artistica che, oltre alla pittura, si manifesta attraverso la musica, la poesia, il teatro e la scultura. Tutti questi interessi lo stimolano ad una riflessione più complessiva. A pensarsi come parte di un tutto. Da qui nasce la vocazione teorica e organizzativa al lavoro di gruppo. È protagonista della teoria degli studi aperti. La sua arte riflette sulla società e sul sentimento del tempo contemporaneo attraverso opere che si caratterizzano per la forte espressione della presenza umana. Il suo lavoro è energetico, veloce e gestuale, pieno di suggestioni visionarie. Tra le numerose gallerie e i Musei in cui ha esposto i propri lavori segnaliamo: KunstHalle di Berna – Palazzo delle Esposizioni di Roma – Palazzo dei Sette di Orvieto – Museo Canonica di Roma a cura dell’Ass. Galleristi italiani – 54° Biennale di Venezia – Palazzo delle Esposizioni di Torino (Sala Nervi) – Gallery of Art Temple University Rome. Pubblica un libro di acquerelli intitolato “Frame Cafè” (Ed. Electa) accompagnato da un inedito racconto di Antonio Tabucchi. Nel 2013 vince il primo premio nella sez. Artisti Italiani al Premio Internazionale “Limen”. È presente in: “Storia dell’Arte italiana del ‘900” a cura di G. di Genova; “Racconti con Figure” di Antonio Tabucchi; “Storia d’Italia” (Ed. Einaudi) volume V degli Annali (Il Paesaggio); “Quale avanguardia? Arte a Napoli nella seconda metà del ‘900” saggio a cura di Vitaliano Corbi. Le sue opere sono in collezioni pubbliche e private.
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