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L’Architettura della Compagnia di Gesù nelle Colonie meridionali dell’America Latina

Reducciones ed Estancias

Formato: 21 x 29,7 cm

Legatura: Filorefe

Pagine: 192

Anno edizione: 2005

ISBN: 9788849209242

EAN: 884920924X

UB. INT. : T457A T510b V01a V34c

Contenuto

Il 27 settembre del 1540, il papa Paolo III riconosceva ufficialmente un nuovo Ordine religioso, la Compagnia di Gesù, diretta dal suo fondatore, San Ignazio di Loyola. Nove anni dopo i primi gesuiti arrivavano nel Nuovo Mondo, dove agli inizi del XVII secolo avevano consolidato la loro presenza nei principali nuclei urbani. La Compagnia di Gesù ha lasciato in Iberoamerica chiese, scuole, noviziati, tenute, officine artigianali e grandi biblioteche. Conseguentemente all’espulsione dai territori americani, la produzione artistica dei gesuiti, di elevata qualità, fu ereditata dal clero secolare e da altri ordini religiosi, il che ha permesso la conservazione parziale del patrimonio artistico dell’Ordine, la cui indelebile orma in America Latina risponde al carattere multiforme della Compagnia, tra i cui membri figurarono storiografi, scienziati, matematici, ingegneri, architetti, pittori, scultori e musicisti, provenienti da tutti gli strati sociali ed etnici. Il nuovo continente sarebbe stato, nel secolo XVI, scenario del più ambizioso progetto evangelizzatore della storia. I primi gesuiti arrivarono nel Nuovo Mondo nei territori portoghesi, approdando nel 1549 a Salvador de Bahia. La presenza della Compagnia nei territori spagnoli incomincia nel 1567-1568 con l’arrivo a Lima dove fondarono la chiesa e la scuola. Dopo pochi anni costruirono chiese e scuole anche a Cuzco e a Potosí. Lo stesso modello di insediamento si riprodusse in Nueva España, dove nel 1572 si stabilirono nelle città di Mexico, Puebla, Oaxaca e Pátzcuaro. Nel Perù si concentrarono soprattutto sul versante meridionale delle Ande e nelle terre alte. In Ecuador e in Colombia svilupparono la loro attività in alcune città, iniziando a dare importanza alle visite di insediamenti delle popolazioni rurali circostanti, per evangelizzarle e battezzarle. La situazione in Bolivia fu simile, ma nel se-colo XVIII fondarono numerose missioni in Chiquitos e Moxos. Dopo quasi un secolo, solo in seguito a vari tentativi fallimentari, la Compagnia di Gesù, dall’Alto Perù, si mobi-litò verso sud per stabilirsi anche nella regione del Tucumán, con tre insediamenti principali: Asunción, Buenos Aires e Córdoba. Oltre alla evangelizzazione, il maggiore contributo sociale dei Gesuiti in America Latina fu legato all’insegnamento, impartito nelle numerose scuole che fondarono. L’eccellenza del sistema educativo gesuita ottenne il suo maggiore risultato in questa regione, dove il Colegio Maximo di Córdoba nel 1622 fu elevato ad Università dall’autorità regia, rappresentando un attivo polo di irradiazione culturale. La presenza dei Gesuiti nelle colonie meridionali dell’America Latina fu fondamentale, poiché diede corpo ad esperienze di tipo religioso, economico e sociale, rispettose delle caratteristiche delle popolazioni originarie. Nella provincia di Córdoba si svilupparono le estancias, centri di produzione e di sostentamento per i Gesuiti, i quali ebbero un ruolo importante nello sviluppo rurale, con la realizzazione di monumenti di alto significato che modificarono l’ambiente naturale; dopo il loro insediamento nelle città, i Gesuiti incominciarono ad addentrarsi nei territori vergine per svolgere attività missionaria fra gli indios. Nel 1576, a dispetto di alcune perplessità iniziali, si stanziarono a Juli, in Perù, creando una prima missione, modello per quelle che poi si sarebbero realizzate nella zona del Paraguay. Queste missioni di indios, anche chiamate reducciones o doctrinas, che si estesero dalle zone corrispondenti agli attuali Paraguay e Cile, fino all’Arizona ed alla Bassa California, costituirono un capitolo fondamentale dell’impresa americana gesuitica. Il Noviziato di Córdoba venne istituito nel 1608, mentre la prima missione nel territorio dei guaraníes, quella di S. Ignacio Iguazú, era stata fondata nel 1609. Le due iniziative si svilupparono parallelamente fino all’espulsione dell’Ordine.
Quello delle reducciones del Paraguay, grande esperimento socio-politico, stroncato nel XVIII secolo dagli inte-ressi colonialisti, è contemporaneamente uno spazio urbano e rurale, pianificato con rigore, nel quale si poteva constatare l’osservanza delle raccomandazioni delle Leyes de Indias, strumento con il quale la Corona di Spagna stabiliva le norme urbanistiche per i nuclei di colonizzazione spagnola in America. Alcuni elementi ricordano gli accampamenti romani o certe città ideali rinascimentali, ma potevano anche ricordare le bastidas di influenza ci-stercense. Si trattava, nell’immaginario religioso, di uno spazio sacro, rigidamente ordinato, morfologicamente strutturato, dal quale avrebbe dovuto essere quasi assente l’irregolarità. Spazio ordinato, con una pianta geometricamente tracciata, con le strade invariabilmente rette e identiche, che si incrociano sempre ortogonalmente, parte di un ordine spaziale di natura matematica, strutturata a partire dalla chiesa che è, anche, l’elemento principale del nucleo dell’urbanizzazione, costituito dalla piazza quadrangolare. Le estancias, a differenza delle reducciones, non raggiunsero le dimensioni di un borgo rurale, tanto meno di una città; le abitazioni degli indigeni e degli schiavi costituirono le cosiddette rancherías, costruzioni isolate e prive di una organizzazione urbana. L’impianto delle estancias ricorda molto la distribuzione classica delle reducciones, infatti, rispetto alla chiesa erano presenti, ad un lato il cimitero e dall’altra parte le abitazioni dei padri intorno al chiostro. Le realizzazioni dei Gesuiti in America Latina costituirono un evento eccezionale per la portata della loro diffusione, per la rapidità con cui si concretizzarono e per le circostanze che le accompagnarono, nonché come testimonianza storica e come documento artistico. Tutto ciò costituisce il risultato concreto dell’occupazione di un grande territorio, pianificata secondo un modello che prevedeva l’integrazione totale degli indigeni, basandosi sull’economia agricola e sullo sviluppo dell’artigianato. Con l’espulsione dei Gesuiti, artefici di questo sistema, ebbe inizio la decadenza delle reducciones, che furono poi distrutte nella loro totalità; le estancias, invece, in gran parte si conservano e sono state restaurate. Nelle colonie dell’America Latina, la fine tragica dell’opera svolta dai padri della Compagnia di Gesù non è la prova che questa abbia avuto un successo effimero od appena apparente, poiché rimane una pagina di straordinaria importanza nella storia dell’evangelizzazione. L’architettura gesuitica nelle colonie meridionali dell’America Latina trova i referenti principali nel Cinquecento e nel Barocco europeo, sia nella modalità italiana, che in quella spagnola e tedesca, coniugando le nuove architetture attraverso metodi costruttivi specifici dei nativi, quali la costruzione dei muri in adobe, e le modalità tipologiche e tecniche importate dall’Europa; attraverso la decisa semplificazione spaziale tipologica e costruttiva i mo-delli europei saranno reinterpretati, come specificità di invenzione e costituiranno una sorta di nuova creazione, di tutto un formulario stilistico-decorativo, che rielabora i modi e le cadenze decorative rinascimentali e barocche, fino al punto di farne una realtà espressiva del tutto diversa. Ordini architettonici che vengono presi a puro pretesto de-corativo, ricavato dalle modalità espressive precedenti alla colonizzazione europea; sono espressioni di una caratterizzazione che colpisce per la sua genuina primitività: attraverso essa prende corpo un ricco processo di ibridazione creativa di particolare fascino. In questo senso l’esprimento socio-politico e religioso del popolo degli indios guaraníes, guidato dai Gesuiti, è altamente emblematico. L’organizzazione urbanistica delle reducciones gesuitiche prende corpo in modalità diverse rispetto ad altri espe-rimenti analoghi, tentati dai Domenicani e dai Francescani. Le reducciones e le estancias furono realizzate se-condo modi aggregativi che tenevano conto dei gusti degli indios, così come i Gesuiti tentarono di valorizzare anche specifici aspetti, propri dell’espressività religiosa dei nativi; soprattutto nel campo della decorazione architettonica, in cui prese più corpo il ruolo delle maestranze indigene, furono raggiunti risultati di ibridazione interessantissimi. L’esperienza dell’architettura della Compagnia di Gesù in America Latina, con l’alto livello di risultati testimoniato, ha valorizzato le qualità autoctone, attivando un positivo sincretismo tra indicazioni europee e culture locali.

Carlos Alberto Cacciavillani, si è laureato in Architettura presso l’Università di Córdoba (Argentina) nel 1972. Ha conseguito il Dottorato di Ricerca in ‘Storia dell’Architettura’ presso l’Università Cattolica di Córdoba, e la specializzazione in ‘Studio e Restauro dei monumenti’ presso la Scuola di Specializzazione dell’Università “La Sapienza” di Roma. Si è da sempre interessato alla storia dell’architettura ed in particolare a quella dei paesi dell’America Latina, ove lungamente ha operato: è stato professore di Storia dell’Architettura Argentina e Latinoamericana presso l’Università di Córdoba nel periodo 1972-1980. Ha partecipato con contributi propri a conferenze, corsi, seminari, congressi, nazionali e internazionali, su diverse tematiche riguardanti l’Urbanistica, la Trattatistica e la Storia della Architettura in Italia e all’estero. Segue da tempo diversi filoni di ricerca: uno proteso allo studio delle città coloniali, e dell’architettura latinoamericana, l’altro allo studio dell’architettura Iberica (Spagna e Portogallo), nonché alla trattatistica Ispanica dal ‘400 all’800. Ha pubblicato saggi in riviste specializzate, contributi in diversi bollettini e quaderni di ricerche universitarie tra i quali: Brasile Ieri; Viaggio intorno al Brasile coloniale e alle sue architetture; L’architettura nel Viceregno del Rio de La Plata, dalla conquista all’Indipendenza; Riflessi dell’architettura Europea in America Latina: Argentina e Cile; L’architettura del Modernismo Catalano: autori e opere. In Italia, è attualmente docente presso la cattedra di Storia dell’Architettura II e la cattedra di Storia delle Tecniche Architettoniche nella Facoltà di Architettura di Pescara, dell’Università “G. D’Annunzio” di Chieti.

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