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L’illuminotecnica per l’arte e per il vivere
Luce buona, Luce sporca. Il valore della luce tra scienza, cultura e progetto
Autori: Grillo Augusto Cesare
Formato: 17 x 24 cm
Legatura: Filorefe
Pagine: 176
Anno edizione: 2025
ISBN: 9788849253788
EAN: 9788849253788
UB. INT. :
Contenuto
Perché accettiamo di vivere immersi in una luce “sporca”? Nessuno berrebbe acqua torbida o si laverebbe con liquido impuro. Eppure, quando si tratta di luce – elemento vitale tanto quanto l’acqua – ci accontentiamo troppo spesso di fonti luminose scadenti, fredde, distorte. Questo libro nasce da una domanda urgente: che cosa distingue una “luce buona” da una “luce sporca”? L’illuminotecnica per l’arte e per il vivere è un viaggio attraverso scienza, arte, architettura e cultura per riscoprire il valore della luce nella progettazione degli spazi e nella qualità della nostra vita quotidiana. Dalla fisica alla fisiologia della visione, dal Rinascimento a Pompei, dalle case giapponesi agli spazi urbani contemporanei, il testo esplora la luce come fenomeno complesso e multidimensionale: energia, percezione, cultura e cura. Con uno sguardo interdisciplinare, il libro svela come la qualità della luce incida sul nostro benessere, sul sonno, sulla vista, sulle emozioni e sul senso dello spazio. E ci invita a non accontentarci di un’illuminazione qualsiasi, ma a pretendere una luce che nutra, protegga e valorizzi ciò che ci circonda.
Mi chiamo Augusto Cesare Grillo e, se ripercorro il filo che unisce i luoghi dell’infanzia alle mie “lanterne” tecnologiche – che oggi illuminano molte case e molti capolavori d’arte – riconosco un’unica, ostinata linea di ricerca: capire come la luce – quella naturale e quella inventata dall’uomo – possa migliorare la vita delle persone senza tradire la bellezza del mondo che abitiamo. Sono nato il 1954 e cresciuto lungo la costa ionica, tra le tracce dell’antica Kroton e i reperti di Capo Colonna. Lì ho imparato a convivere con la storia: un insegnamento che mi accompagnerà sempre, anche quando, anni dopo, progetterò tegole fotovoltaiche capaci di armonizzarsi con il paesaggio dei tetti di Pompei. In quegli anni, la mia stanza era tappezzata di disegni di lampade e oggetti immaginari, di citazioni dei Maestri antichi, che copiavo da libri recuperati qua e là: la prima lezione di design era già tutta lì, in quella miscela di forma, funzione e racconto. Nel 1981 mi laureo in Pedagogia a Parma con il massimo dei voti, forse perché volevo capire i meccanismi dell’apprendimento prima di sperimentare il design come “pedagogia della forma”. Una borsa di studio del Governo giapponese mi porta a Nagoya (1986-1988): entro per la prima volta in un laboratorio di solid state lighting e mi innamoro della disciplina con cui i ricercatori nipponici coniugano estetica zen e precisione ingegneristica. Rientrato in Italia, Panasonic si prende cura di me, mi educa e mi sfida e, nel 1993, mi affida il compito di creare un European Design & Innovation Center a Milano (DMC Villatosca): una sfida culturale, prima ancora che tecnologica. Passo le giornate a tradurre – letteralmente e metaforicamente – la poiesis italiana nella kirei giapponese, scoprendo che un processo di innovazione funziona solo se tutte le discipline siedono allo stesso tavolo con pari dignità. Qui conio, assieme al mio team, l’espressione design di processo: non più “fare cose belle”, ma disegnare il percorso che da un’intuizione porta a un impatto sociale misurabile. Negli anni
successivi firmiamo oltre 120 studi di trend forecasting, prodotti innovativi e molti
studi su qualità della luce e inquinamento elettromagnetico. Nel 2000 divento presidente di Lumen Center Italia. Trasformare un marchio di lampade d’autore in un laboratorio hi-tech sembrava follia; eppure, grazie a un team di collaboratori giovani e capaci, portiamo l’export oltre il 60 %. Negli anni nascono Heliopolis, Happy Candle, Spot-it, Talana, Ice Globe, Flat, Take e mille altre lampade. Nella nuova sede-giardino zen prende vita luum®, la sorgente LED “human friendly” sviluppata con Toshiba Materials. Nel 2018-2019, durante i test clinici con l’ospedale San Raffaele, ho la conferma che la curva spettrale dei nostri LED non provoca la degenerazione retinica: un pomeriggio di dicembre esco dal laboratorio e mi commuovo, perché la scienza aveva dato ragione al nostro intuito. Oggi, le luci luum® illuminano il Codice Atlantico di Leonardo, Opere di Raffaello, Botticelli, Caravaggio e tra le più belle Domus di Pompei. Sono il segno tangibile della perseveranza nascosta dentro ogni LED. Nel 2020 lancio AHLUX, un laboratorio di sistemi di illuminazione ad altissimo comfort visivo; e lo stesso anno creo VISEN: tegole fotovoltaiche del tutto simili a quelle degli antichi Romani, che – nel più rigoroso rispetto della forma e del colore antichi – ingannano lo sguardo dei turisti, ma non quello dei curatori UNESCO. Oggi contiamo decine di brevetti e collaborazioni attive con numerose aziende e centri di ricerca.
“La luce non si possiede: si ospita e si restituisce.”
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