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L’ingegneria dei ponti del Novecento

Mostra itinerante del 2006

Formato: 21 x 29,7 cm

Legatura: Filorefe

Pagine: 64

Anno edizione: 2006

ISBN: 9788849209556

EAN: 884920955X

UB. INT. : T451A T511c V03g

Contenuto

Nell’immaginario comune l’Ingegnere è visto come una figura con solidi fondamenti scientifico-tecnici che derivano dalla intensa e rigorosa formazione accademica. Tuttavia una specificità tipicamente italiana, che non ha riscontri a livello internazionale, è il contributo che molti ingegneri hanno dato al settore dell’architettura nel secolo scorso.
Tra l’Ottocento e i primi anni del Novecento si determina il prevalere della figura dell’ingegnere sull’architetto. Attorno agli anni ‘20 vengono istituite le prime Facoltà di architettura, operando un distacco tra cultura scientifica e cultura umanistica.
Nel frattempo nuove tecniche aprono inaspettati orizzonti all’ingegneria strutturale. Emergono alcuni personaggi tra i più rappresentativi nel mondo culturale e tecnico. Ingegneri che uniscono in un unica figura la competenza del tecnico con la creatività dell’artista e che realizzano opere dotate di notevole espressività e di grande valore.
Struttura e immagine architettonica appaiono così aspetti inscindibili del medesimo tema. Tutto questo è compiuto da “tecnici” che non hanno avuto paura del nuovo né di allontanarsi dalla mentalità conservatrice corrente nel mondo scientifico e accademico dell’epoca.
Si apre così un periodo senza precedenti. Il rapido evolversi di tecnologie e metodi costruttivi denota un processo evolutivo nel quale si progettano e costruiscono strutture sempre più audaci.
I progressi scientifici e il conseguente grande incremento delle costruzioni portano al susseguirsi di forti iniziative accademiche nelle varie sedi universitarie. Tra le più significative si ricordano: Torino, Bologna, Padova, Milano, Roma e Napoli.
La storia dei ponti costituisce una buona chiave di lettura di questo mutamento, dimostrando passo dopo passo il progresso della Scienza e della Tecnica. Il “ponte” rappresenta la definizione di un segno fortemente espressivo e caratterizzante del territorio e del paesaggio urbano.
I ponti deducono la loro espressione formale dalla loro concezione progettuale. Disegno e materiale impiegato riflettono con chiarezza il livello di conoscenza della meccanica strutturale e della tecnica del costruire espresse dai progettisti del tempo.
Promuovere il riconoscimento dell’esistenza di questa cultura costruttiva, rivalutando la figura dell’ingegnere come vero e proprio protagonista, può consentire una riflessione sull’importanza dello studio delle matrici culturali e può aiutare l’ingegneria contemporanea a trovare il senso del suo essere e del suo operare, nell’appartenenza ad una grande tradizione costruttiva, la cui radice culturale non è sufficientemente conosciuta e valutata. Ben vengano dunque le iniziative di studio e analisi di questo nostro grande passato, i cui echi altrimenti si perderebbero nel limbo dell’indifferenza.
Sull’esempio di Francia, Spagna e Portogallo, anche in Italia si sta risvegliando un certo interesse per la storia delle costruzioni: Il Consiglio Nazionale degli Ingegneri tramite il suo Centro Studi ha su questi temi promosso mostre e pubblicazioni con dibattiti congressuali assai significativi. Sulla medesima linea culturale si colloca questa mostra. Essa trova origine negli studi tutt’ora in corso sulla storia dei ponti italiani del Novecento. Curatrice, sotto la mia guida, è l’arch. Ilaria Zampini, titolare di un assegno di ricerca su questo tema.
Il riconoscimento dell’esempio fornito da alcuni grandi costruttori, professionisti che hanno saputo coniugare al meglio arte e tecnica, ci consente di attingere ai contenuti e ai significati più profondi della storia delle costruzioni. La grande capacità di sintesi propria del passato indica un processo culturale di progettazione dotato di una valenza etica del costruire pari a quella espressa da chi ci ha preceduto.
Questo è il messaggio culturale accolto, sviluppato e trasmesso alla Scuola di Architettura di Venezia. La particolare sensibilità per questo argomento è una delle caratteristiche di un insegnamento volto ad avvicinare ed integrare architettura e strutture. Una filosofia didattica che trova i suoi ispiratori nei Maestri che nel corso della seconda metà del ‘900 hanno insegnato a Venezia. Un’eredità culturale lasciata da docenti che hanno contribuito a diffondere la cultura progettuale e del dialogo tra le discipline dell’ingegneria e dell’architettura non solo a livello professionale, ma anche attraverso l’insegnamento. Giulio Pizzetti, Franco Levi, Giorgio Macchi tutti, ad un tempo ingegneri, costruttori, docenti presso l’Istituto Universitario di Architettura di Venezia, rappresentano il tentativo di promuovere una “progettazione totale”, in completa sinergia tra le discipline tecniche e compositive.
Tutto ciò ha spinto allo sviluppo di innumerevoli tesi di laurea riguardanti i protagonisti storici e contemporanei dell’architettura strutturale. Per mezzo di un’attività di studio e rivalutazione del pensiero e delle opere dei maggiori protagonisti, si sta ritrovando una cultura del progetto capace di esprimere la simbiosi tra forma, struttura e funzione.
Su questa strada si è deciso di proseguire anche per incentivare l’attività di ricerca e rilettura delle grandi esperienze progettuali passate e presenti. Questi studi mettono in luce un rapporto inscindibile tra il costruito e i costruttori, ed evidenzia l’esistenza di figure di levatura eccezionale, non conosciute per tutto il loro valore, personaggi capaci di intrecciare una ricerca d’avanguardia con una elevata azione professionale. È questo un ritorno alla centralità del progetto a tutto campo.
Dall’insegnamento di questi “maestri” traggono rinnovato spunto nuovi indirizzi culturali, di cui l’architettura strutturale è l’esempio più eclatante. Per ritrovare l’unità culturale, è evidente la necessità di un ritorno alla concettualità del progetto, evitando di cadere nell’eccessiva “ingegnerizzazione”, come spesso accade, talvolta contraddicendo l’arte del costruire e la solidità delle concezioni costruttive che hanno fatto grande l’Italia.
Come per gli architetti, il nome dell’autore dell’opera progettata è indiscusso e indiscutibile. Anche per gli ingegneri questo deve essere attuato per etica ed onestà intellettuale, attribuendo storicamente meriti (e demeriti) a chiunque si sia cimentato sul campo. Un vero e proprio messaggio, quasi una linea guida, da lasciare come eredità ai nostri giovani.

Venezia, febbraio 2006
Enzo Siviero

Quando l’ing. Angotti e il Centro Studi del Consiglio Nazionale degli Ingegneri mi hanno incaricato dell’organizzazione e dell’allestimento della mostra itinerante del 2006, una rassegna sull’evoluzione dei ponti in Italia nel Novecento sviluppata attraverso i loro “autori” ingegneri, sono stata felice di poter avere l’opportunità di illustrare e far conoscere ad un vasto pubblico i risultati del lavoro che sto compiendo al Dipartimento di Costruzione dell’Architettura allo Iuav.
Il Centro studi del CNI e lo Iuav infatti condividono la medesima linea culturale di promozione dell’apporto dell’ingegnere al panorama delle costruzioni italiane. La ricerca sulla storia dell’ingegneria italiana del Novecento promuove la rivalutazione del pensiero e delle opere delle figure più rappresentative del mondo culturale e tecnico italiano e il riconoscimento dell’esistenza di questa cultura costruttiva.
Sotto la guida del prof Enzo Siviero, da tre anni a questa parte, mi sto occupando di una ricerca sull’ingegneria italiana nel corso del XX secolo, analizzata nello specifico attraverso i personaggi che si sono occupati di ponti, manufatti affascinanti per la loro ricchezza di significati. Lo studio, di grande portata e complessità, investe un periodo esteso e ricco di avvenimenti sia nell’ambito professionale sia nell’ordinamento universitario, e a partire dalle tesi di laurea, si è realizzata una rilettura delle esperienze progettuali dei maggiori interpreti dell’ingegneria del passato e contemporanei, sia progettisti che teorici, ricostruendo la crescita della Scienza e della Tecnica delle costruzioni nel nostro Paese.
Allo Iuav infatti, dalla fine degli anni Ottanta ad oggi, sono state discusse oltre 70 tesi di laurea storico-monografiche sui protagonisti dell’architettura strutturale storici e contemporanei, sia in Italia che all’estero e sulle teorie e le tecniche costruttive nel loro sviluppo storico. Temi trattati nella mia tesi di laurea, creando così uno scenario generale complesso e analizzando sia i personaggi, che le Scuole di ingegneria, ricostruendo uno sguardo unitario sulla situazione dell’ingegneria nel secolo appena trascorso in Italia. Si è proseguito su questa strada nella ricerca in corso, con un approfondimento ulteriore su questi temi.
Si tratta di un lavoro svolto prevalentemente nel settore applicativo e riguarda i personaggi legati all’ambito dei ponti e alcune Scuole di Ingegneria italiane, cosa di non facile realizzazione, resa complicata dalle difficoltà di reperimento di materiale. Il risultato che vi presentiamo, per questi motivi, è incompleto, poiché il lavoro è tuttavia in esecuzione e necessita di ulteriori implementazioni proprio a partire dai suggerimenti che si spera perverranno numerosi.

Ilaria Zampini

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