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L’Italia della Repubblica 1946-2006
Mostra celebrativa dei 60 anni della Repubblica Italiana
Autori: Vespa Bruno, Pizzo Marco
Formato: 24 x 30 cm
Legatura: Filorefe
Pagine: 400
Anno edizione: 2006
ISBN: 9788849209631
EAN: 8849209630
UB. INT. : T516D
Contenuto
Presidenza del Consiglio dei Ministri
Questa manifestazione intende celebrare la ricorrenza dei sessanta anni dalla proclamazione della Repubblica. Si tratta di un’occasione per recuperare il nostro passato più recente, le nostre radici e al tempo stesso ripercorrere alcune delle tappe e dei momenti che hanno consentito la costruzione del nostro paese, o meglio la ricostruzione del nostro paese dopo la cupa parentesi del secondo conflitto mondiale. Un momento di costruzione di una memoria condivisa che è allo stesso tempo un riandare indietro nel tempo con la nostra memoria. Infatti il passare in rassegna i singoli avvenimenti spesso fa coincidere le immagini degli eventi con la nostra storia personale, con la vita di ognuno di noi. Ecco che allora si comprende come la vita di ciascuno confluisca all’interno di un quadro più ampio e complesso. La cronaca trascolora nella storia, i singoli fatti quotidiani e le notizie diventano parte di un flusso di avvenimenti più ampio dove la storia del singolo diventa parte della storia della nazione, e questa diventa parte di un contesto più ampio europeo ed internazionale.
Per rendersi conto del lungo cammino compiuto dalla nostra nazione negli ultimi sei decenni basta mettere a diretto confronto due immagini di persone o luoghi del nostro paese: improvvisamente affiorerà il senso del tempo trascorso, l’immagine della crescita e della evoluzione. Una crescita talvolta interrotta, funestata da calamità naturali o da drammatici fatti di cronaca, ma pur sempre una crescita, lenta e costante che ha portato l’Italia ad essere uno dei principali protagonisti della scena politica ed internazionale. La nostra immagine, dal design industriale all’arte, dalla moda alla produzione economica, dalla ricerca scientifica alla scena musicale, dal cinema al teatro, si è saputa ovunque imporre con una forte connotazione made in Italy.
Tutto questo è stato possibile grazie al costante perseguimento di alcuni obiettivi che hanno avuto il loro radicamento etico e morale nella vita democratica e costituzionale che ha avuto nell’attività parlamentare il suo rispecchiamento.
Fare oggi il bilancio di questo cammino della Repubblica italiana significa anche fare un’analisi degli uomini che hanno davvero costruito l’Italia con il loro lavoro e con la loro passione lasciando tracce indelebili nella vita dell’intera nazione. Si tratta dell’attività di uomini spesso poco noti, umili e discreti, che hanno voluto dare un contributo alla crescita civile e morale del paese, del loro paese. E’ per questo motivo che il senso di appartenenza e la parola patria ha oggi acquistato finalmente un nuovo valore condiviso e comune, che trova nella bandiera e nell’inno nazionale due dei suoi simboli più efficaci.
Marcello Pera
Presidente del Senato della Repubblica
Celebrare i sessant’anni della Repubblica all’interno degli spazi espositvi del Vittoriano assume un valore simbolico ed evocativo. Quando venne progettato e costruito il complesso monumentale dedicato al re Vittorio Emanuele II voleva essere un monumento in cui l’Italia appena unificata trovava un luogo che la celebrasse e in cui tutti gli italiani si rispecchiassero. Oggi, a distanza di oltre cento anni il Vittoriano ha trovato un nuovo spazio all’interno della collettività nazione e i due motti latini, incisi alla sommità dei propilei, inneggianti alla libertà dei cittadini e alla unità della patria sono diventati un monito, una indicazione da seguire.
Una indicazione che è stata impressa nel cuore anche dei fondatori della nostra Repubblica nel momento in cui, d’intesa concorde, si sono trovati dopo le macerie della guerra, a costruire delle nuova fondamenta del vivere comune.
La società italiana si è evoluta, la vita degli italiani è cambiata, ma alcuni valori sono gli stessi di sempre, e sono gli stessi valori a costruire oggi il “monumento” dell’Italia. Un verso latino di Orazio recita “erexi monumentum aere perennium” – ho costruito un monumento più duraturo del bronzo – : oggi questo monumento è costituito dalla nostra storia, comune e condivisa.
Una storia che ha saputo integrare le radici cristiane della nostra società con i valori laici, che ha saputo far decantare gli antagonismi e gli estremismi eversivi, che nei momenti di tragico dolore -à come negli anni bui del terrorismo – ha saputo fare fronte comune e vincere la dura battaglia che tentava di minare le radici dello stato democratico.
L’attuale manifestazione espositiva che ha saputo far affiorare dagli archivi di alcune tra le più importanti istituzioni politiche e culturali del paese preziosi documenti vuole essere un momento di recupero della nostra storia, della nostra contemporaneità, delle nostre radici.
Pier Ferdinando Casini
Presidente della Camera dei Deputati
Celebrare i sessant’anni della Repubblica italiana non è impresa facile. Il periodo di tempo che ci separa da quel 1946, in cui si determinò la metamorfosi istituzionale con il passaggio dalla monarchia alla repubblica, può sembrare breve rispetto alla storia dell’Italia unita, per non parlare dell’origine dell’identità linguistica e culturale della nazione, formatasi nel corso del Medioevo. Non è impresa facile perché in questi sessant’anni la fisionomia del paese è cambiata profondamente e in maniera irreversibile, dopo essere rimasta sostanzialmente immutata per secoli.
Ci riferiamo, innanzi tutto, al contesto politico ed istituzionale, contrassegnato dalla conquista di diritti civili e libertà fondamentali, sanciti dalla Carta costituzionale. E proprio l’intenso lavoro che ha portato alla scrittura della Costituzione trova uno spazio rappresentativo adeguato all’interno di questa iniziativa espositiva, grazie anche alla presenza di documenti e testimonianze dei “padri fondatori” della Repubblica, da De Gasperi a Togliatti, senza trascurare tutto l’arco costituzionale.
Ma pensiamo anche alla radicale mutazione antropologica che ha portato un paese, che nel 1946 era ancora prevalentemente contadino e con una percentuale assai elevata di analfabeti, ad essere una delle maggiori potenze economiche mondiali.
Tra il 1953 e il 1963 l’Italia diventa una nazione industriale, il reddito pro-capite raddoppia e i segni di questo miracolo economico sono soprattutto oggetti di uso quotidiano che fanno la comparsa nella vita degli italiani. Vespe e Lambrette invadono le strade delle città e delle campagne, mentre la Seicento rappresenta fin dall’inizio un sogno realizzabile, un traguardo alla portata della famiglia media italiana.
Le rivolte giovanili della fine degli anni ’60, le battaglie civili, le proteste sindacali ed operaie, sono la cornice in cui maturano gli anni bui del terrorismo, il cui apice è rappresentato dal rapimento e uccisione di Aldo Moro. Ma, attraverso questa tragedia personale e collettiva, il Paese si trasforma nuovamente.
Si arriva così al contesto odierno, ancora ricco di incognite e problemi, ma senza dubbio migliore rispetto al passato. Prova ne sia che l’Italia, da terra di emigrazione, quale ancora era negli anni ’40 e ’50, è diventata negli ultimi vent’anni terra di immigrazione, segno palese di una produzione di ricchezza che richiama risorse umane ed economiche dall’estero.
I segni evidenti del progresso economico e culturale degli italiani in questi sessanta anni sono sotto i nostri occhi tutti i giorni, anche se hanno richiesto interventi massicci nel campo delle infrastrutture, dei trasporti, delle telecomunicazioni, dei servizi. Quest’ultimo, in particolare, sembra essere il settore economico portante dell’odierna economia italiana, segno dell’inversione di rotta, affermatasi non solo in Italia ma a livello internazionale, che ha portato al superamento del modello produttivo basato sull’industria e al passaggio dalla “old economy” alla “new economy”. Il vertiginoso sviluppo delle telecomunicazioni, dovuto alla seconda rivoluzione industriale, consistente nell’avvento dell’era telematica e digitale, ha rivoluzionato non solo la struttura economica della società, ma anche le abitudini degli italiani, i quali oggi non possono fare a meno di telefonini e computer, sia nel lavoro sia nel tempo libero. Non a caso, la rivoluzione informatica e digitale è stata paragonata da alcuni all’invenzione e all’avvento della scrittura, per la portata avveniristica che essa porta con sé.
C’è da ricordare, infine, il contributo fondamentale dato dal nostro Paese alla costruzione dell’unione europea e al dialogo fra i diversi popoli e le culture, tanto che oggi sarebbe impensabile un’Italia senza l’Europa e un’Europa senza l’Italia.
Oggi l’Italia è una delle maggiori potenze economiche del pianeta, saldamente inserita tra i grandi della terra, mentre la società italiana si mostra nel complesso aperta e sviluppata, sia dal punto di vista economico sia da quello culturale. Ma se è vero che il futuro si fonda sul passato, occorre sempre ricordare e tramandare ciò che eravamo, per continuare a guardare in avanti con occhio limpido e sereno.
Rocco Buttiglione
Ministro per i Beni e le Attività Culturali
Non è un caso che le celebrazioni per i sessant’anni della Repubblica Italiana abbiano proprio in una mostra al Vittoriano di Roma uno dei momenti più significativi. Per definizione la parola “mostra” è collegata alle opere d’arte, siano essi quadri o statue, comunque oggetti che racchiudono in sé un significato che va al di là delle apparenze, che suscitano una memoria, una emozione.
Accanto alle parole ed alle testimonianze dirette degli stessi protagonisti di questo primo importante tratto della storia della Repubblica che abbiamo la fortuna di ascoltare con maggiore intensità in questi giorni – e il pensiero grato va immediatamente alla figura di Carlo Azeglio Ciampi, non solo perché siamo al Vittoriano – non c’è dubbio che a parlare di come eravamo, di come siamo cambiati, di quali speranze siamo vissuti, di quanti traguardi siamo riusciti a raggiungere, sono gli oggetti ed i materiali offerti all’attenzione dei visitatori dalla mostra.
Si saldano così due anelli fondamentali della conoscenza, quello dell’emozione e quello della memoria, che sono strettamente connessi alla cultura, al fare cultura. E, a loro volta, emozione, memoria, cultura entrano prepotentemente a far parte di un altro concetto che è sotteso alle celebrazioni dei sessant’anni della Repubblica Italiana e senza il quale non si comprenderebbe a fondo il perché di questa ricorrenza: l’identità.
Siamo europei perché italiani, siamo per la pace perché italiani, abbiamo un passato perché italiani, abbiamo un futuro se questa identità non sarà dimenticata nel dialogo con culture vecchie e nuove del nostro presente.
Gianni Alemanno
Ministro delle Politiche agricole e forestali
Da Paese fortemente legato alla cultura contadina a moderna società post-industriale che ha saputo riscoprire, e rielaborare in chiave innovativa, i temi cari alla civiltà contadina di un tempo.
La storia d’Italia si può leggere anche attraverso l’evoluzione dell’agricoltura, specchio fedele dei cambiamenti che si sono susseguiti nei 60 anni di vita della nostra Repubblica.
Per questo il Ministero delle Politiche agricole e forestali ha voluto essere presente con un proprio percorso espositivo alla grande mostra “L’Italia della Repubblica”, ideata per raccontare la storia del Paese attraverso eventi, personaggi ed attività lavorative che hanno progressivamente trasformato il volto della nostra terra.
Grazie a foto, filmati ed altri strumenti documentari, i visitatori potranno ripercorrere la storia dell’agricoltura italiana e con essa il percorso compiuto da un’intera società che oggi – finalmente – è pienamente consapevole del ruolo che questo comparto riveste nel quadro economico e sociale del Paese.
Agricoltura significa alimentazione e sicurezza, ma anche tutela dell’ambiente, rispetto del territorio e delle biodiversità, occupazione e reddito. Non solo: alla terra e ai suoi prodotti sono strettamente legate la storia, le tradizioni e l’identità del nostro Paese.
La mostra servirà a ribadire anche questo, guidando i visitatori alla scoperta delle peculiarità di questa attività, che oggi più che mai riveste un ruolo insostituibile nel panorama, non solo economico e produttivo, dell’Italia moderna.
A quanti vorranno leggere anche questa pagina della nostra storia giunga il saluto mio e di tutti coloro che a vario titolo in questi anni hanno lavorato per garantire il presente, e soprattutto il futuro, dell’agricoltura italiana.
Mario Landolfi
Ministro delle Comunicazioni
Se c’è un tratto peculiare della storia di questi sessanta anni di vita italiana è che essi non sono minimante paragonabili al passato per la quantità e varietà di documenti e testimonianze prodotti sul territorio nazionale. Ambizione principale di questa mostra è di riuscire ad operare un’efficace sintesi storica e documentaria della vita degli italiani in questo sessantennio, che è coinciso con il periodo repubblicano, facendo ricorso a quella vastissima gamma di materiali e tipologie documentarie.
Principio ispiratore del lavoro di ricerca e selezione dei materiali espositivi è stato quello di allestire una sorta di archivio temporaneo della contemporaneità, che rappresenti la società italiana in tutte le sue forme. Ad un certo punto del percorso di ricerca è stato necessario fermarsi e dare conto di quello che si era accumulato. L’intento del progetto espositivo è eminentemente didattico/divulgativo, al fine di non piegare l’osservazione e la raccolta dei documenti a presupposti esclusivamente celebrativi. Così che il progetto della mostra si è rivelato come un’indagine conoscitiva sui segni che la storia italiana ha disseminato in questi decenni, avente per scopo di fissare lo stato della questione e, nel contempo, di impedire una deriva interpretativa che rischiava di divenire incontrollabile, a causa della sovrabbondanza di materiali.
Le diverse sezioni della mostra intendono offrire un quadro il più possibile esaustivo delle diverse pratiche trattate, dalla politica all’economia, dalle arti alla moda. Non si è trascurato, inoltre, di rendere contestualmente il percorso cronologico delle vicende italiane insieme all’individuazione di singoli temi, che costituiscono di fatto le diverse sezioni della mostra. Così che i due livelli, diacronico e sincronico, dialogano continuamente tra loro, pur rimando entrambi leggibili senza sovrapposizioni.
In tutti i casi, si è lasciato che i documenti e gli oggetti selezionati parlassero da soli, in tutta la loro evidenza, mettendo in risalto la varietà multiforme dei supporti e dei materiali documentari. Infatti, accanto a documenti tradizionali, conservati in archivi, biblioteche e musei, trova spazio tutta una serie di documenti che difficilmente rientrano negli standard di catalogazione e classificazione adottati comunemente. Una menzione particolare meritano i materiali documentari visivi: fotografie, filmati, immagini pubblicitarie, manifesti, locandine. L’uso delle immagini nella documentazione storica è ormai un dato acquisito dalla storiografia contemporanea, come attestano autorevoli studi dedicati a questo argomento. Le immagini arricchiscono in maniera decisiva la nostra conoscenza del passato e del presente, rappresentando delle “prove” storiche al pari dei documenti tradizionali. L’uso dell’immagine fotografica, ad esempio, si rivela particolarmente adatta a focalizzare aspetti visivi della realtà, arrivando a formare nel contesto della presente ricerca una sorta di album della storia dell’Italia contemporanea. Un discorso analogo può essere fatto per i manifesti del cinema o le immagini pubblicitarie, che occupano un posto di primo piano nella creazione dell’immaginario collettivo degli italiani, al pari delle immagini filmiche e televisive.
In questo contesto metodologico riceve senso la presenza in mostra di oggetti, dai manufatti artigianali ai costumi di scena, dalle macchine alle apparecchiature tecniche, selezionati, oltre che per il loro significato storico, per la loro aura evocativa, che più di ogni testo scritto riesce a rendere l’idea e la memoria di un tempo e di un luogo.
Alessandro Nicosia
Presidente di Comunicare Organizzando
Ho avuto l’incarico, dalle Istituzioni preposte, di coordinare e organizzare, presso il Complesso del Vittoriano, una mostra celebrativa sui 60 anni della Repubblica.
Una mostra Istituzionale che fosse finalizzata a celebrare tale importante ricorrenza e nello stesso tempo, attraverso le righe, distendere un percorso narrativo capace di catturare l’interesse delle decine di migliaia di visitatori che animano questa prestigiosa struttura.
Celebrare i Sessanta anni della Repubblica al Vittoriano assume oggi un valore simbolico ed evocativo. Quando venne progettato e costruito, il complesso dedicato al re Vittorio Emanuele, voleva essere un monumento in cui l’Italia appena unificata trovasse un luogo che la rappresentasse e in cui tutti gli italiani si rispecchiassero. Oggi, a distanza di oltre cento anni, il monumento ha trovato una nuova lettura nella collettività del Paese, grazie al tenace lavoro del Presidente Ciampi che ha indicato il Vittoriano, situato nel cuore di Roma, centro simbolico dell’Italia, come metafora dell’identità Nazionale riassumendo la sua funzione di luogo simbolo della Patria e del nostro essere italiani così come ben tradotto nei due motti latini, incisi alla sommità dei propilei, inneggianti alla libertà dei cittadini e all’unità della Patria.
Con tali obiettivi tale progetto è venuto alla luce e si è sviluppato, un progetto ambizioso e non certo facile, neanche alla luce di una lunga esperienza che ha visto presentare in tale prestigiosa sede più di una mostra celebrativa che mirasse a cogliere e raccontare la nostra storia. Prime fra tutte le mostre annuali che ci accompagneranno fino al 2011 Le radici della nazione, e prima di queste un’esposizione in occasione del centenario della morte (?) di Zanardelli, una mostra su Croce e una su Spinelli, figure centrali della nostra storia che raccontano momenti importanti e tappe fondamentali della nostra Italia.
Celebrare un anniversario è sempre in un certo senso un’esperienza particolare, e per i Sessanta anni della Repubblica si è scelto di compiere un viaggio indietro nel tempo, sessant’anni travagliati, così come vuole la storia, e intensi, sei decenni lungo i quali il Paese passa dalle ceneri di un conflitto mondiale, ad una svolta decisiva, da una situazione economica disastrata, legata essenzialmente al settore agricolo, ad una realtà economica scandita da tappe significative, dal boom economico agli anni di piombo, fino agli eventi che l’hanno portata a conquistare il suo posto nella comunità internazionale, offrendo un contributo determinante al processo di pacificazione e di unificazione europea. Una nazione che ha cambiato il suo aspetto dopo gli anni disgreganti della guerra e la frustrazione, che è riuscita ad uscire da un drammatico conflitto che la aveva messa in ginocchio avviando un processo di crescita costante e duraturo seppur animato da alterne vicende. Come raccontare tutto questo, non era cosa facile. L’obiettivo centrale era come riuscire a cogliere quelli che sono i nostri simboli e portarli su un piano di fruizione popolare pur conservando l’essenza istituzionale che quegli stessi simboli andavano raccontando. Ogni Nazione e ogni Patria ha i propri, attraverso un sistema di identificazione che fa sentire appartenenti ad uno stesso gruppo. Come riuscire a far percepire questo senso di appartenenza comune? Era necessario che fossero presenti tutti coloro che furono capaci di guardare ad uno sviluppo internazionale del nostro Paese e che contribuirono alla sua grandezza, gli attori che resero possibile riscrivere un nuovo capitolo dopo quella drammatica guerra e che rappresentassero l’essenza del Made in Italy.
Per tale ragione questa storia, la nostra storia, abbiamo scelto di raccontarla attraverso i materiali ufficiali e i documenti originali messi a disposizione dai più prestigiosi archivi nazionali, della Camera, del Senato e l’Archivio centrale di Stato, fino alle piccole fondazioni, attenti custodi di una memoria altrimenti perduta; attraverso i filmati dell’Istituto Luce, partner irrinunciabile per una tale iniziativa che ci ha permesso di ripercorrere visivamente momenti salienti della nostra storia di concerto all’insostituibile intervento di Teche Rai per la parte relativa ai filmati dagli anni ’70 in poi.
E ancora i costumi e gli abiti che richiamano l’eccellenza italiana nel campo della moda contestualmente agli anni d’oro del Cinema italiano; e i numerosi oggetti di design provenienti dalla Triennale di Milano che hanno fatto si che la mostra fosse dinamica e spettacolare, e poi la 500 e la Ferrari, oggetti – culto dell’Italia nell’immaginario collettivo.
Ogni singolo documento, cartaceo, audiovisivo, documentario, ogni foto, abito, oggetto ha conservato una pagina importante e indispensabile per la storia della Repubblica Italiana, trovando una giusta collocazione all’interno di questa prestigiosa celebrazione, contribuendo a formare un omogeneo quadro finale proteso ad offrirci un’occasione di riflessione sul nostro passato e sul nostro futuro.
Testimonianze
Giulio Andreotti
Giuliano Amato
Fausto Bertinotti
Franco Servello
Luciano Violante
Propaganda e Informazione
Sessant’anni di vita italiana
Bruno Vespa
Storia di una democrazia
La ricerca estetica
Cronologia 1946-1966
La tensione sociale
Cronologia 1967-2005
Letture Storiche
Arturo Dell’Acqua Bellavitis
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Gianni Borgna
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Piero Craveri
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Claudio Strinati
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Giovanni Tassani
L’Italia della Repubblica: la generazione della ricostruzione, tra crisi d’identità, politica e cultura
I Presidenti
1946-1948 Enrico De Nicola
1948-1955 Luigi Einaudi
1955-1962 Giovanni Gronchi
1962-1964 Mario Segni
1964-1971 Giuseppe Saragat
1971-1978 Giovanni Leone
1978-1985 Sandro Pertini
1985-1992 FrancescoCossiga
1992-1999 Oscar Luigi Scalfaro
1999-2006 Carlo AzeglioCiampi
Postfazione
Nicola Caracciolo
L’Italia della repubblica: considerazioni sul materiale filmico
Marco Pizzo
Un percorso espositivo come ricognizione delle fonti per la storia della Repubblica
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