L’origine dell’umidità nella basilica di San Vitale a Roma

Questo lavoro è nato come argomento di una tesi di laurea in Tecnologia dei materiali da Costruzione. Tuttavia, nel suo procedere, sono cresciuti sempre più l’interesse e l’impegno fino a coinvolgere anche dei tecnici dell’ENEA con la loro strumentazione. Il risultato non è stato quello che ci si sarebbe aspettati, ma sono maturate in tutti la conoscenza di questo tipo di problemi, la confidenza con gli strumenti ed, in generale, l’esperienza per organizzare una ricerca applicata che, trovando sbarrata la strada prevista, ne individua e ne percorre un’altra. Una cosa, purtroppo, è certa: dal tempo in cui è stato svolto questo lavoro, il degrado di San Vitale è aumentato a dismisura; ma non si comprende come in un luogo così pregiato sia consentito l’impianto di un riscaldamento ad aria calda, che d’inverno crea due disequilibri al giorno, e la messa in opera di un impianto elettrico con i cavetti in traccia stuccata a gesso.
Francesco Romanelli, ingegnere, professore associato, ha svolto la sua attività di docente universitario presso la I.U.S.A. di Reggio Calabria e la facoltà di Architettura di Algeri; attualmente insegna Tecnologia dei materiali da costruzione presso la facoltà di Architettura dell’Università degli studi di Roma “La Sapienza”. Ha da sempre indirizzato la sua attività professionale verso l’approfondimento delle tematiche relative alla stabilità e all’umidità degli edifici in muratura con particolare riguardo per quelli di interesse storico artistico e per i metodi di restauro ad essi pertinenti. Oltre a saggi e pubblicazioni inerenti caratteristiche e comportamenti dei materiali da costruzione, ha scritto “I tipi strutturali tradizionali” all’interno dell’opera, curata da Giovanni Carbonara, “Restauro Architettonico” edita dall’UTET. Ha diretto l’esecuzione del Fungo all’EUR.