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Mamma Leonessa

Prosa in rima

Formato: 12 x 20 cm

Legatura: Filorefe

Pagine: 136

Anno edizione: 1984

ISBN: 9788874481279

EAN: 8874481276

UB. INT. :

Contenuto

Nella metà degli anni ’70 Leonida Rèpaci pubblicava da Mondadori un’antologia dei suoi versi, concepita come un «racconto / poetico che segue il tracciato / di una vita». Questo carattere di poesia come racconto era del resto anticipato fin dal sottotitolo, così come il titolo, La parola attiva, lasciava immaginare lo spazio e il potenziale (anche) ideologico che bisognava riconoscere all’intervento. del poeta su alcuni momenti drammatici del nostro secolo, dai quali la raccolta derivava la sua impronta più connotativa. Sì, non mancavano i temi che svariavano dall’elegia tenue delle sette composizioni per Leto al canto commosso dei Frammenti con cui venivano rievocati personaggi ed episodi — rapidi abbozzi per bassorilievo — di quella storia di famiglia che s’intramerà alle vicende della monumentale saga dei Rupe, ma erano soprattutto le guerre e la Resistenza, il 25 Luglio e gli argomenti dei Poemetti civili a conferire al volume il suo tono più proprio, a dargli quel tanto di antigrazioso, di risentito, di aspro, che prendeva l’ispirazione nutrendosi delle cronache interne e internazionali.
Un tale nutrimento bisogna assumerlo anche a punto di partenza nel giudicare questa nuova raccolta; vale a dire che ancora una volta è nell’attitudine di Rèpaci all’intervento sui fatti del mondo — al versante magno dell’esistenza, con conseguente aggio del pubblico sul privato — che va riconosciuta la ragione fondamentale del suo essere poeta. Ancora una volta infatti dando alla pagina una struttura e un andamento narrativo, per lo più poematico prima che poetico, Rèpaci riversa in Mamma leonessa una carica polemica, spesso sarcastica, dissacratoria, una puntuta pietrosità perfino nell’abbandono al dolore, per cui non è facile accostarsi alla sua poesia senza essere colto dall’allarme che ti procura una coscienza vigile, e senza provare l’ammirazione che suscita una parola attiva, efficiente — la quale abbia ridotto al minimo i suoi margini di ambiguità e si sia gettata dietro le spalle i suoi veli più umbratili. In Rèpaci, la parola messa al servizio della poesia riacquista, e quasi esibisce, la sua buona salute, il suo senso pieno. E così il poeta. Restituito finalmente a una posizione frontale rispetto alle cose. Quindi senza obliquità di sorta. Ma inerme e spavaldo, magnificamente vinto e vincitore, come accade ogni volta che un poeta si riappropria del suo ruolo dinanzi alla vita e al mondo.

Antonio Altomonte

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