Michelangelo Antonioni
Le montagne incantate - The enchanted mountains
A cura di: Imponente Anna
Facing English text
Formato: 20 x 28 cm
Legatura: Filorefe
Pagine: 80
Anno edizione: 2007
ISBN: 9788849213386
EAN: 8849213387
UB. INT. : T421B T511c V04c V42c V34c
Contenuto
L’idea di presentare a L’ Aquila, al Museo Nazionale d’Abruzzo, la serie completa delle Montagne incantate di Michelangelo Antonioni era coltivata da tempo, anche se il progetto definitivo si è andato concretizzando nell’anno in corso, in accordo con le Gallerie Civice di Arte Moderna e Contemporanea di Ferrara. Oggi appare formulato sull’onda emotiva dell’omaggio postumo al grande regista, evocazione comunque dovuta, in una sede museale, per una così carismatica e versatile personalità artistica. La proposta di una mostra era stata condivisa fin dal 2003 indirettamente dall’autore e da Enrica Antonioni divenuta “voce del regista,” in occasione di una loro frequentazione dell’Abruzzo legata al Premio Teofilo Patini a Castel di Sangro, per il quale avevano generosamente acconsentito a prestare alcuni Blow up della collezione personale.
Il goal di una mostra può significare il connubio ideale tra la poetica di un artista e l’identità dello spazio, il modo in cui le opere entrano in sintonia con il contesto architettonico. Lo spettatore ne trae allora una serie di spunti e parallelismi di ordine estetico e morale e può percepire il museo come il luogo storico in cui abitano le emozioni.
L’aspra, appartata e severa sede del Forte connotato da un altrettanto grandioso fondale naturale, offre una location non neutrale al tema dei paesaggi visionari di Antonioni. Per la particolare ubicazione consente un gioco a effetto, di rimandi e di confronti tra lo spettacolo della mutevole realtà naturale del massiccio appenninico che lo contorna e la finzione, o meglio, la autonoma realtà di quei miraggi di monti che non configurano alcuna geografia riconoscibile.
Presentate nel 1983 in anteprima al Museo Correr di Venezia e poi alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, queste immagini evanescenti, evocative di turbolenze e metamorfosi della materia, si conformavano alla luce diffusa e agli spazi rassicuranti del museo. Con Andrea Buzzoni, Dirigente del Settore Attività Culturali del Comune di Ferrara abbiamo concordato una selezione di ben centosessanta pezzi che costituiscono una scelta assai ampia e quasi completa delle “Montagne incantate” del Museo Antonioni. Sono state messe a disposizione grazie al rapporto di fiducia e fattiva collaborazione tra le due istituzioni: il merito e la riconoscenza vanno al Direttore e ai collaboratori tutti dei Musei Civici. L’intento è quello di mostrare l’intero processo creativo, dalle matrici originali a tempera, di formato minimo, che per il geniale autore erano solo la traccia iniziale del lavoro, agli ingrandimenti fotografici, i blow up, ovvero la trasformazione meccanica dei frammenti cartacei. L’ esposizione del 1993 a Ferrara, venne dedicata alla pluralità dei linguaggi pittorici sperimentati, mentre nella mostra di quest’anno a Roma al Tempio di Adriano Antonioni aveva esposto le ultime tele dipinte coi “colori del silenzio”. È ora l’occasione per evidenziare il confronto tra l’astrazione fotografica delle Montagne incantate e la struttura scenica e la “forza psicologica dei colori” di alcuni celebri film: dal mondo minerale pietrificato in bianco e nero di l’Avventura (1959) ai violenti fumi colorati e le nebbie livide di Deserto rosso (1964) al paesaggio lunare di Zabriskie Point (1970) a quello ocra e rosato di Professione reporter (1974). La sequenza centrale di Blow up (1966) in cui il protagonista tramite l’ingrandimento fotografico ha la rivelazione di una realtà sfuggita ad occhio nudo, diventa invece metafora del procedimento creativo che utilizzerà per comporre le opere omonime. Questo articolato rapporto tra arte e cinema è documentato da un collage di immagini messe a punto dal Servizio Audiovisivi della Soprintendenza.
Nel presente catalogo sono stati pubblicati nuovamente alcuni saggi storici,tra cui quelli di Giulio Carlo Argan e Maurizio Calvesi, integrati da una precoce e inedita testimonianza sul “pittore” Antonioni, di Lorenza Trucchi.
Le professionalità della Soprintendenza coinvolte nel progetto hanno dato prova di competenza e dedizione, unendosi, con entusiasmo, a quelle dell’Istituto Cinematografico dell’Aquila e dell’Accademia dell’Immagine cui si deve la scelta mirata dell’allestimento delle luci nelle cavallerizze e nel salone del Forte. L’evento ha ricevuto il sostegno di sponsor privati ed è stato accolto dalla Provincia dell’Aquila che lo ha inserito in un calendario dedicato alla Settimana della Montagna.
A tutti va la sincera gratitudine per averci reso nuovamente spettatori dei mirabili quadri non solo di celluloide, di uno dei piu’ grandi maestri del cinema.
Anna Imponente
The idea of organising an exhibition of Michelangelo Antonioni’s paintings, The Enchanted Mountains, at the Museo Nazionale d’Abruzzo in L’Aquila is not new, even if the project has finally materialised only this year in collaboration with the Civic Museums of Contemporary Art in Ferrara. Although it appears to be an emotional, posthumous homage to this great director, it is nevertheless a tribute that is owed to such a charismatic and versatile artist. The idea had been indirectly approved in 2003 by Michelangelo and his wife Enrica Antonioni, who had become “the director’s voice.” At the time they were in the Abruzzi region to attend the Teofilo Patini Award in Castel di Sangro to which the artist had kindly loaned some blow ups of his personal collection.
An exhibition can be a place where an artist’s poetics and the site’s identity ideally merge, a place where the works establish a relationship with the architectural context. In this case, visitors can develop a series of aesthetic and moral ideas and associations and may view the museum as an historical site ‘inhabited’ by emotions.
The harsh, isolated and stark architecture of the Fort, with its grandiose natural surroundings, is anything but neutral vis-à-vis Antonioni’s visionary landscapes. It permits comparisons, cross-references and visual effects between the capricious natural environment of the Apennines and the pretence, or perhaps we should say, the independent reality of those images of mountains, geographically undefined and unrecognisable.
Presented in 1983 at the Museo Correr in Venice and later at the National Gallery of Modern Art, these evanescent images that conjure up the turbulence and metamorphosis of matter adapt to the diffuse light and reassuring halls of the museum.
Together with Andrea Buzzoni, Director of the Cultural Activities Department of the Ferrara Municipality, we have chosen 160 works, a broad-ranging and almost complete selection from the Enchanted Mountains in the Museo Antonioni. The works are on loan thanks to the trust and collaboration that exists between our two institutions, and for this we would like to thank the Director and all the collaborators of the Civic Museums. The exhibition illustrates the artist’s entire creative process: from the original, miniature tempera drawings (which he considered as the starting point for his work) to the photographic enlargements, the blow ups, in other words, the mechanical transformation of the scraps of paper. The exhibition in Ferrara in 1993 focused on the multiple pictorial styles experimented by the artist; instead in this year’s exhibition in Rome, Antonioni had presented his last works painted with the “colours of silence.”
The time has come to compare the abstract photography of the Enchanted Mountains with the sets and “psychological power of colour” of some of his famous films: the petrified black and white mineral world of The Adventure (1959), the violent coloured smoke and purple fogs of Red Desert (1964), the lunar landscape of Zabriskie Point (1970), the ochre and rosy landscape of The Passenger (1974).
In the main sequence of Blow Up (1966), thanks to a photographic enlargement, the protagonist sees a reality not discernible by the naked eye: this becomes the metaphor of the creative process Antonioni uses in his paintings. This complex relationship between art and the cinema is documented by a series of images chosen by the Audiovisual Department of the Supervisory Services.
This catalogue contains several essays published many years ago, including those by Giulio Carlo Argan and Maurizio Calvesi, as well as an invaluable and unpublished essay on Antonioni the “painter” by Lorenza Trucchi.
The dedicated and extremely competent Supervisory Services involved in the project have worked enthusiastically with the L’Aquila Film Institute and the Image Academy: to them we owe the excellent choice of lighting and exhibition design in the riding school and halls of the Fort.
The event, financed by private sponsors, has been included by the Province of L’Aquila in the calendar of events being held in the framework of the Week of the Mountain.
We would like to sincerely thank all those who have made it possible, once again, to view these wonderful images, and not just the ones on film, by one of the greatest maestro of the cinema.
Anna Imponente
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