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Palazzo Macchi e il ghetto di Roma

Un luogo, un palazzo, una famiglia

Formato: 22 x 24 cm

Legatura: Filorefe

Pagine: 168

Anno edizione: 2025

ISBN: 9788849252903

EAN: 9788849252903

UB. INT. :

Contenuto

Palazzo Macchi, posto a ridosso dell’ex ghetto, deve il nome ad Angelo Macchi titolare dell’impresa che in associazione con il fratello Paolo e l’ingegnere Bartolotti lo costruì negli anni 1887-1888, primo edificio ad essere realizzato lungo la via Arenula nel lotto prospiciente il nuovo ponte Garibaldi e il primo ad avere il fronte lungotevere porticato secondo le vincolanti prescrizioni di Piano regolatore. Il lotto su cui venne edificato il palazzo è interno al perimetro dell’area sottoposta dall’Amministrazione Comunale a ristrutturazione urbanistica con la demolizione e la ricostruzione dell’edificato preesistente, un’area di superficie più ampia rispetto al recinto del ghetto storico, così come era andato configurandosi nel corso dei tre secoli da quel venerdì 14 luglio 1555 in cui papa Paolo IV Carafa, in pieno clima post-tridentino, prese la fatidica decisione della reclusione coatta degli ebrei di Roma. Dopo avere delineato per sommi capi il processo di demolizione e ricostruzione del ghetto e delle aree circostanti, si è passato a descrivere le infrastrutture primarie che ne hanno costituito il quadro urbanistico di riferimento. Dalla costruzione della via Arenula – di nuovo tracciamento sul sedime della medievale via della Mortella ai cui margini il palazzo si attesta – si è passati alla contemporanea costruzione dei muraglioni a difesa delle esondazioni del Tevere, dei lungoteveri, dei due grandi collettori fognari nonché del ponte Garibaldi che mette in comunicazione diretta i rioni della città per secoli trascurati. Si è poi ricostruito l’intero iter che ha portato dall’iniziale edificazione di palazzo Macchi alle sue successive ristrutturazioni e trasformazioni con i diversi passaggi di proprietà fino al 1923 quando l’intero palazzo è stato acquistato dai componenti della famiglia di Angelo Tagliacozzo allargata. La ricerca si arresta pochi decenni dopo, al periodo dell’occupazione nazifascista della città, quando la vicinanza all’area del ghetto di palazzo Macchi comporterà per i suoi abitanti vivere i fatidici nove mesi, inizialmente nel timore della delazione e nella paura, ma poi, dopo il 16 ottobre 1943, nel terrore della deportazione e dello sterminio.

Carmelo G. Severino, architetto, urbanista e storico urbano – già dirigente presso Roma Capitale e docente di Storia della città e del territorio presso la facoltà di Architettura Ludovico Quaroni – svolge attività di ricerca nel campo dei processi formativi delle realtà urbane. Ha pubblicato: Le città nella storia d’Italia: Crotone (Laterza, 1988); Città d’Europa (Rubbettino, 2004); Gerusalemme. Da “città celeste” a “città che muore”. In Moni Ovadia e al., Su Gerusalemme. Strategie per il controllo dello spazio urbano (a cura di Claudia De Martino, Castelvecchi, 2013). Per i nostri tipi ha pubblicato la trilogia di città meridionali: Enna. La città al centro (1996); San Severo. Città di Puglia (2007); Crotone. Da Polis a città di Calabria (2011) ed inoltre Roma. Esquilino 1870-1911 (2019) e Roma. Esquilino 1912-1945 (2023); Roma mosaico urbano: il Pigneto fuori Porta Maggiore (2005) e Roma. Pigneto 1870-2022 (2022). Ha ottenuto nel 2000 il Premio della Cultura “Sezione Storia locale” attribuito dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri.

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