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Papi in Posa. 500 anni di Ritrattistica Papale

Formato: 21 x 29,7 cm

Legatura: Filorefe

Pagine: 224

Anno edizione: 2005

ISBN: 9788849208757

EAN: 8849208758

UB. INT. : T441F T501C T516B V14a V27f V23h V70b BRAMP

Contenuto

Dopo la mostra “Papi in posa”, ospitata nell’autunno 2004 nel Palazzo Braschi sede del Museo di Roma, il tema della ritrattistica papale viene proposto per la prima volta in USA nel John Paul II Cultural Centre di Washington con la mostra “Portraits of Popes”.
L’evento celebre il grande pontefice che ci ha lasciato in una sede prestigiosa a lui dedicata e si inaugura proprio il giorno della sua elezione. La mostra non si propone soltanto come una pregevole esposizione di capolavori provenienti da grandi musei internazionali – quali i Musei Vaticani o gli Uffizi – e da prestigiose collezioni private, ma si illustra soprattutto per essere una delle più importanti mostre di ritrattistica mai realizzate, sia per la ragguardevole qualità e la considerevole quantità dei dipinti e delle sculture presentati – eseguiti dai massimi artisti europei degli ultimi cinque secoli – sia per l’alto valore spirituale e sociale degli eminenti personaggi raffigurati: i principali Pontefici che dal XVI secolo ad oggi si sono succeduti sulla Cathedra Petri. È suggestivo constatare, percorrendo il singolare itinerario artistico proposto dai curatori della mostra, come attraverso il progressivo divenire delle epoche storiche ed in particolar modo in virtù della verve estetica e dell’intima sensibilità degli artisti, la descrizione della persona umana si sia orientata, con estrema duttilità plastica ed acutezza fisiognomica, a rappresentare non soltanto le linee somatiche caratterizzanti il soggetto effigiato ma, in particolar modo, i tratti più intimi dell’animo, la vivace mobilità del pensiero, le più riposte linee caratteriali, in un intenso dialogo di notazioni chiaroscurali dal quale si evincono le note caratterizzanti di personalità complesse, che appaiono in modo affatto chiaro ed evidente unicamente a coloro che sono capaci di sublimare il loro sguardo rendendolo acuta osservazione. Da questa prestigiosa galleria di ritratti emerge inequivocabilmente come il cammino in senso antropocentrico del pensiero umano si sia palesemente riverberato nell’ambito delle arti figurative attraverso una progressiva contestualizzazione, che vede il soggetto rappresentato svincolato da un’aura metatemporale di rarefatta astrazione e collocato, naturalisticamente, in un preciso e ben definito ambito spazio-temporale. Parallelamente si assiste ad una graduale definizione del personaggio rappresentato in quanto portatore di una chiara connotazione personale – il sé e l’identità, che sembrano essere invisibili e dunque impossibili da rappresentare – e non più, pareneticamente, quale emblema idealizzato e metaforico di valori assoluti in ossequio ad una concezione estetica marcatamente etico-pedagogica.
Dalle opere esposte, che si collocano a pieno titolo fra le testimonianze più insigni della ritrattistica, traspare una profonda armonia spirituale generatrice di bellezza e scaturisce un vivace dialogo con l’osservatore fondato su una vera e propria economia dello sguardo, pur svincolata dall’esercizio di uno psicologismo orientato verso derive incontrollabili. La ricezione del significato dei sistemi formali – pose e gesti riflessivi – implica infatti la presenza attiva dello spettatore in una sorta di dialogo visivo con il ritratto, che non viene considerato esclusivamente come un sistema commemorativo fisso bensì quale struttura interattiva. Nella prospettiva della ricezione l’osservatore si fa un elemento fondamentale per la costruzione del significato dell’immagine che, in questa particolarissima prospettiva, risente di evidenti trasformazioni epocali.
Osservatore ed immagine divengono così parti integranti di un affascinante sistema di scambio visivo del tutto simile ai meccanismi del dialogo verbale: entrambi i membri della “coppia” rivestono contemporaneamente il duplice ruolo di soggetto – oggetto, riproponendo la complessa rete relazionale che si stabilisce in un rapporto tra un “io” e un “tu”. Al di là delle contingenze temporali, ogni ritratto si racconta e ci seduce attraverso il linguaggio universale della fama: esso incarna, nel profondo, il tentativo dell’artista di descrivere la personalità dei soggetti ritratti, consegnandone la multiforme essenza del carattere ad un gesto o ad una singola espressione, facendo ricorso ad una raffinata introspezione psicologica nel tentativo di rendere, visivamente, l’interiorità.
È a motivo delle considerazione esposte in precedenza che, mentre plaudo alla felice iniziativa di dare vita ad una mostra di così vasto respiro culturale, sono ad augurare che tutti coloro i quali avranno il piacere di visitarla o almeno di sfogliare le pagine del presente catalogo, possano percepire i ritratti dei singoli pontefici non come altrettanti elementi a-sé-stanti, bensì come parti integranti di un insieme corale di uomini che, pur dibattendosi fra le molteplici ambasce del quotidiano, si sono studiati di servire Cristo nei fratelli, ciascuno nella chiara percezione di sé in quanto servus servorum Dei!
Attraverso sguardi, gestualità, simboli, che l’artista consegna in un articolato codice iconografico alla pagina pittorica o scultorea, l’osservatore accorto non può non cogliere una larvata armonia spirituale, che riflette il profondo mistero della fede e propaga una eco della ineffabile bellezza di Dio, rivelando come, attraverso l’arte, l’uomo – divaricato tra l’eterno e il transeunte – tenti di avvicinarsi al suo Creatore.

Cardinal Francesco Marchisano
Vicario del Papa per lo Stato della Città del Vaticano

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