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Progettare un edificio (otto lezioni di architettura)

A cura di: Esposito Gabriella

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ISBN: 9788874484614

EAN: 8874484615

UB. INT. :

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Ludovico Quaroni è nato a Roma nel 1911 e qui è morto nel 1987. Ha compiuto in questa città gli studi classici e universitari, laureandosi nel ’34, e rimanendo nell’Università come docente (a Roma e a Napoli). Ha fatto la campagna di Libia del 1940/41, restando nei campi P.O.W. inglesi, in India per cinque anni. Vinto il concorso da ordinario, dal ’55 al ’64 ha insegnato urbanistica nella Facoltà di Architettura di Firenze, dove ha diretto anche l’omonimo Istituto; dal ’64 ha insegnato a Roma “Composizione architettonica” e diretto l’Istituto di progettazione fino al compimento della sua carriera universitaria (1982); è stato membro del C.T. dello I.U.S. di Reggio Calabria e per tre anni suo presidente, Visiting Professor al M.I.T., responsabile delle relazioni culturali fra l’Università di Roma e di Teheran (Architettura). Si è occupato attivamente, soprattutto dopo il suo rientro in Italia, dell’I.N.U., al fianco di Adriano Olivetti e fino alla morte di questi (1960), ricoprendo anche le cariche direttive; è stato presidente per l’Italia, dell’U.I.A., membro del Consiglio Superiore dei LL.PP., del Consiglio nazionale dei Beni Culturali, Presidente dell’Accademia Nazionale di S. Luca. Ha ottenuto numerosi premi e riconoscimenti, fra i quali la medaglia d’oro della Fondazione Mario Palanti (1934), il premio Olivetti per l’Urbanistica (1956), la medaglia d’oro della Triennale di Milano (1961), il premio Calabria (1974), il diploma di prima classe quale “Benemerito della scuola, della cultura, dell’arte” (1984), l’onorificenza di Gran Croce dell'”Ordine al merito della Repubblica Italiana” (1986), la medaglia d’oro alla cultura dell’Università di Sana’ a (1987), il titolo del Professore Emerito dell’Università di Roma (1987). Ha pubblicato moltissimi articoli su riviste specializzate; i suoi libri più importanti sono: “La Torre di Babele” (1966), “Immagine di Roma” (1970), “Progettare un edificio” (1977), “La città fisica” (1981). Ha fatto parte del comitato scientifico di numerose riviste, ha esposto i suoi lavori in mostre di architettura (si ricordano: la personale alla Triennale di Milano (1960), “Omaggio a Quaroni” al Castello de l’Aquila (1963), la Biennale di S. Paolo del Brasile (1963), la mostra di Berlino “Abenteuer der ideen” (1984), “Architetture per cinquant’anni”, Ancona (1985), riassuntiva di tutta la sua opera di progettista e di studioso). Fra i progetti (condotti spesso in collaborazione e raramente eseguiti), si ricordano: per l’urbanistica, i Piani Regolatori della città di Ivrea (e del Canavese), Palermo, Roma, Cortona, Ravenna; Bari, Reggio Calabria, Yasd, Pietrasanta, della Grande Tunisi, il concorso per il C.D. di Torino; per il town design, i quartieri di Torino, Roma, Bari, Tunisi, Matera, Prato,Venezia, Ivrea, Punta Ala (Gr), Esfahan (Iran); per l’architettura, i concorsi per le Preture Unificate, l’Auditorium, la Stazione Termini, il progetto per la Piazza Marconi (EUR) e quello per l’ampliamento del Teatro dell’Opera a Roma, le chiese di S. Franco a Francavilla al Mare, de “la Martella” a Matera, della Sacra Famiglia a Genova, della Nuova Gibellina, le scuole di Canton Vesco (Ivrea) e Rosignano, l’Esattoria Comunale di Ravenna, l’edificio polifunzionale di Grosseto, gli Uffici FIAT a Torino, l’edificio per la Curia Arcivescovile di Palermo, oltre a numerosi progetti a grande scala fra i quali sono da segnalare il Centro Governativo nella Casbah di Tunisi e il CEP alle Barene di S. Giuliano (Venezia-Mestre).

La progettazione, in architettura e in urbanistica, è un’attività in forte crisi, e per molteplici ragioni, non ultima quella dovuta alla perdita del concetto stesso di architettura come “struttura integrata” nella quale debbono fondersi le varie scale della progettazione e le diverse dimensioni, tecnologica, funzionale ed estetica; queste, sembra cerchino da tempo di isolarsi ognuna in una privatissima strada propria, mentre la figura dell’architetto professionista e artista è tramontata, anche se non sono chiare le nuove figure dei tecnici per l’intervento sul territorio, come non sono chiari i fini operativi. A Quaroni sembra molto importante, tuttavia, quella “ricomposizione disciplinare” intorno alla quale ha lavorato per lungo tempo e di cui fanno parte le otto lezioni sul come “Progettare un edificio”; nel libro, egli cerca, con mezzi molto semplici, di spiegare le ragioni che militano contro un’architettura solo tecnologica, solo interessata alle funzioni d’uso, o solo presa dal risultato estetico-formale. Il linguaggio dell’architettura, la figura professionale dell’architetto, il modo di progettare sono cambiati nel tempo, parallelamente al cambiamento dei fini che le diverse società hanno voluto per questo mestiere, per quest’arte, per questa professione, e maggiormente muteranno nel futuro. In pochi anni sono cambiati i destinatari delle operazioni architettoniche e urbanistiche e stanno mutando i metodi e i mezzi, le divisioni del lavoro e i rapporti con le varie committenze, che cambiano anch’esse; ma qualche cosa rimane uguale nel tempo e questo qualche cosa è la sostanza delle otto lezioni.

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