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Sociologia n. 1/2003

Rivista quadrimestrale di Scienze Storiche e Sociali

Formato: 21 x 29,7 cm

Legatura: Filorefe

Pagine: 112

Anno edizione:

ISBN: 9788849204506

EAN: 8849204507

UB. INT. : T701F

Contenuto

È ambigua la realtà, e Ilaria Allegrozzi lo proclama con tutta la forza del suo corpo giovane, con tutta la palpitante energia della sua mente, puledro imbizzarrito di fantasia creativa. Così, ha deciso di proiettare la sua fresca scoperta persino sulla copertina di questa raccolta d’esordio. La morte è fatta di vita, e la vita è fatta di morte. Le ombre non svaniscono, alla fine del giorno, ma semplicemente restano in attesa. “Silenziose riposano le ombre/ aspettando nascoste il tempo del sole/ come sogno mattutino/ ti sfiora/ e rapido svanisce”. Sogno e veglia confondono continuamente i loro piani sfidandosi a sbaffi di pennello. Nel racconto “Una telefonata”, per esempio, giacchè non è soltanto in versi l’anomalo canzoniere di Ilaria. La vecchia Adelaide forma un numero, e al casuale interlocutore domanda se per caso il marito vecchio e malato che lei sta cercando da giorni, non sia lì con lui. Il giovane che risponde al telefono, viene spontaneamente coinvolto in una disperata quanto infruttuosa ricerca per la città. Insieme con Adelaide di giorno, e la notte in preda a sogni che sanno di incubo. Gli appare il marito e gli confida d’esser morto da dieci anni, indicandogli la strada della sua tomba al cimitero. E l’indomani lui vi condurrà Adelaide, che all’improvviso prende coscienza e si ferma davanti a una lapide senza scritta, invocando suo marito. Ma forse è un sogno questo finale, o forse è un sogno l’intera telefonata, perché nemmeno Adelaide esiste più: “ella mi carezzò la faccia con entrambe le mani, così ruvide che quasi mi graffiarono, erano le mani di uno scheletro”. In un altro racconto, quello che chiude il libro, un tram che sferraglia in una città di mare è una specie di giostra sulla quale girano strani passeggeri che poi improvvisamente evaporano. Come in un caleidoscopio, riappariranno successivamente a viaggio in tram finito, e in un contesto differente. Una celebrazione del déjà vu di intensità davvero insolita. Anche la sessualità, in fondo, è ambigua, casuale, in qualche modo intercambiabile. I personaggi di Ilaria hanno soprattutto occhi e mani, talvolta capelli, un po’ più raramente seni. Persino la natura può essere trascinata in questa deriva di ambiguità, di umana contaminazione. “Io che amavo le acque lucide e tremanti/ vigile faro in un mare di latta/ quando i velieri si incagliarono tra le lamiere/ piansi il mondo del passato”. Ermaphrodito anche il tempo, sospeso “fra mondo antico e nuovi universi”. Ambiguità99, del resto, è il nome del movimento culturale fondato da Tony Nardo e Danilo Spanu e di cui Ilaria fa parte. Come quella di un foglio di carta bianco che scorre sotto una penna, riempiendosi magicamente di versi. E questo prodigio, in ogni caso, dà consolazione.

Corrado Giustiniani

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