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Spazi per lo spettacolo e riuso

Una ipotesi di attrezzatura territoriale

Formato: 21 x 29,7 cm

Legatura: Filorefe

Pagine: 256

Anno edizione: 1999

ISBN: 9788874489848

EAN: 8874489846

UB. INT. : T713F V06c V16g

Contenuto

È plausibile redigere un’ipotesi di attrezzatura territoriale per lo spettacolo e il tempo libero che definisca una vera e propria armatura in grado di servire tanto la popolazione residente nei piccoli centri quanto quella che gravita attorno alle grandi conurbazioni?
È possibile fare ricorso all’ingente e diffuso patrimonio edilizio esistente (opifici, complessi religiosi, ecc.), di frequente sottoutilizzato o in stato di completo abbandono, una risorsa spesso disponibile anche in aree centrali della città?
Lo studio prende avvio da alcune osservazioni di base: da un lato considera lo spazio dello spettacolo come luogo degli allestimenti, ovvero nella sua predisposizione all’adattabilità a varie manifestazioni, dall’altro ritrova nel riuso la prassi tradizionale del progetto per gli spazi della musica e dello spettacolo in genere. Tali assunti identificano peraltro condizioni sostanziali nel caso si intenda suggerire programmi sostenibili a livello delle diverse realtà economico-sociali presenti nel territorio.
La flessibilità diviene dunque il parametro guida per la valutazione della qualità del progetto (ambientale e tecnologico), sia di quello teso alla definizione del luogo sia di quello del riuso. Se uno spazio per lo spettacolo, infatti, va pensato rintracciando nel patrimonio esistente l’edificio da considerare, per il riuso si dovrà prioritariamente stimare la compatibilità delle nuove funzioni ipotizzate con le prestazioni che la preesistenza è in grado di fornire, ovvero misurare il livello di flessibilità dello spazio individuato, alfine di garantire un risultato progettuale adeguato. Inoltre, se il pluriuso appare la condizione necessaria per la sostenibilità economica dell’impresa, la flessibilità dello spazio costituisce il riferimento indispensabile per costruire ogni possibile proposta.

Maria Cristina Forlani, architetto, dal 1985 è professore associato di Tecnologia dell’Architettura presso la Facoltà di Architettura dell’Università di Chieti. Nell’ambito del Dipartimento di Tecnologie per l’Ambiente Costruito (DiTAC) svolge attività di ricerca prevalentemente sui temi inerenti il rapporto tra costruzione e ambiente, alle scale edilizia e territoriale.
È autore di diversi saggi, tra cui: Tecnologie locali e costruzione della casa in Abruzzo, CNR 1983; Materiali strutture forme, Alinea Firenze, 1983; I sistemi collinari abruzzesi/ Sperimentazione progettuale: la valle del Sinello, Pescara, 1993; Un sistema stradale paesaggistico, Recupero dell’edilizia residenziale sparsa: il caso dei tratturi, Il recupero del sistema teatrale in I sistemi collinari abruzzesi/ Concetti di prodotto per gli interventi di qualificazione urbana, Pescara, 1995. Per i tipi della Gangemi Editore ha pubblicato il volume “Musica e Architettura. Note per la progettazione di spazi per lo spettacolo” (Roma, 1998).

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