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Verso il 2011

Centro Espositivo-Informativo sul 150° Anniversario Unità d'Italia

Formato: 21 x 29,7 cm

Legatura: Filorefe

Pagine: 160

Anno edizione: 2008

ISBN: 9788849214758

EAN: 8849214758

UB. INT. : T503C V15e

Contenuto

Il 17 marzo 1861 veniva proclamato il Regno d’Italia; cinquant’anni dopo veniva solennemente inaugurato questo monumento dedicato all’Unità della Patria e alla Libertà dei Cittadini. “All’Unità del Patria”, “Alla Libertà dei Cittadini”: in queste due iscrizioni del Vittoriano è racchiusa l’eredità spirituale dei Padri. Sono gli ideali che hanno ispirato l’azione e le lotte degli uomini del Risorgimento; ideali ripresi dalla Resistenza e posti a fondamento delle scelte dei Costituenti. In questi stessi ideali si sono riconosciuti nel tempo milioni di Italiani, diversi per condizione economica e sociale, per convinzioni politiche e per credo religioso, tutti consapevoli della comune appartenenza. L’anniversario dell’Unità della Nazione è opportunità per dare avvio a questo processo. Il tempo che ci separa dal 2011 deve essere utilizzato per creare circostanze, eventi, momenti, “prodotti” che favoriscano una riflessione diffusa e insieme approfondita sul significato dell’essere italiani oggi; una rivisitazione del nostro passato e con essa la consapevolezza dei valori che lo hanno animato, rendendo possibile il conseguimento di impegnativi traguardi. Dalla coscienza e dall’orgoglio della nostra storia dobbiamo trarre l’energia per ritrovare slancio e fiducia in noi stessi. Il successo del 2011 si misurerà su questo terreno. Tali sono i sentimenti che ispirano il lavoro del Comitato dei Garanti, ricco delle diversità dei suoi componenti; sentimenti in cui si è pienamente riconosciuto, trovandovi la propria coesione. Come è noto al Comitato dei Garanti sono assegnati dalla legge compiti di “verifica e monitoraggio” dell’insieme delle manifestazioni celebrative del 2011, mentre le funzioni di programmazione, di istruttoria e di valutazione dei progetti e delle iniziative proposte sono affidate all’esclusiva responsabilità del Comitato dei Ministri appositamente costituito, coadiuvato da una struttura amministrativa operante presso la Presidenza del Consiglio. Il Comitato dei Garanti si occuperà di assicurare la coerenza con l’evento e la qualità delle iniziative, in particolare di quelle di carattere culturale, nell’ambito del percorso che ci condurrà alla scadenza del 2011. Su alcuni indirizzi generali esso si è già espresso con orientamento unanime: necessità di rivolgersi ai giovani e di farli partecipi della costruzione della memoria storica; preferenza per opere e iniziative di carattere duraturo; diffusione delle manifestazioni su tutto il territorio nazionale. Ricordo che già nel 2009 celebreremo il 150° anniversario della seconda guerra d’indipendenza, che liberò dalla dominazione straniera gran parte dell’Italia Settentrionale. Nel 2010 celebreremo i Plebisciti dell’Italia Centrale, manifestazione di libertà piena, espressione diretta della volontà popolare. Nello stesso anno ricorderemo l’impresa dei Mille che, sotto le insegne garibaldine, riunì uomini “di tutte le età e di tutti i ceti, di tutte le parti e di tutte le opinioni” per ricongiungere all’Italia il Sud; nel 2010 cade anche il bicentenario della nascita di Cavour, il grande “tessitore” dell’Unità. Penso a Cavour “unico uomo veramente europeo del Risorgimento”. Europeo per formazione, cultura, interessi, aspirazioni, al punto che uno dei nostri maggiori storici lo definì “lontano dalla tradizione culturale italiana”. Forse il giudizio di Chabod è eccessivo, ma non c’è dubbio che ci fossero Guizot e Constant, BenthameAdamSmith a influenzare il pensiero di Cavour e il suomodo di porsi di fronte ai problemi etici, politici, sociali, intellettuali che l’Europa del suo tempo, borghese e liberale, si trovava ad affrontare. Era, quella Europa dei primi decenni dell’Ottocento, una società in profonda trasformazione e il giovane Cavour ne prendeva conoscenza e coscienza non solo attraverso le letture, ma direttamente con la presenza assidua nelle due nazioni dove più si agitavano i fermenti del cambiamento: Francia e, soprattutto, Inghilterra, “madre delle istituzioni liberali, modello insuperabile di quel progresso graduale e moderato al quale guardavano con invidia i liberali di tutto il mondo”. Francia e Inghilterra – annotava Cavour citando de Lamartine – erano “il piedistallo dei diritti del genere umano” perché “la libertà del mondo ha un piede sul suolo britannico, un piede sul suolo francese”. A Parigi coglie appieno lo spirito del suo tempo, “di una società e di un’epoca – fa osservare Romeo – che, accanto a forme rinnovate di scetticismo voltairiano, che contribuivano in tanti settori al trionfo di un mediocre e volgare materialismo, esaltavano la passione e il sentimento, alimentando un culto dei valori e una capacità di dedizione all’ideale che non senza ragione sono rimasti nella coscienza comune come il tratto più caratteristico dell’era romantica”. Ieri come oggi non è nella progettazione astratta delle riforme che si esercita il genio politico, “ma nella intuizione del limite e delle condizioni”; Cavour mostrò sempre di esserne consapevole, agendo di conseguenza. Al tempo stesso restò coerente con i principi ai quali si era formato e ai quali la sua azione non venne mai sostanzialmente meno. L’espressione dell’adesione convinta e della pratica di quei principi si ritrova nell’affermazione e nella realizzazione della libertà dei commerci e dell’integrazione delle economie, presupposti indispensabili per accrescere il benessere economico e insieme rinsaldare le istituzioni. Gli spiriti più illuminati, anche nei periodi oscuri della storia europea, hanno sempre guardato a questi obiettivi come a fattori in grado di determinare stabilmente le condizioni per la pace e per il progresso sociale ed economico del nostro Continente. La tenacia di questo disegno ha portato al traguardo storico della costituzione dell’Unione Europea; alla creazione delle istituzioni necessarie per il suo funzionamento. Non sono uno storico, nonostante l’interesse per la storia, soprattutto del Risorgimento. Credo, però, di poter sottolineare alcuni tratti della personalità di Cavour, alcune sue caratteristiche per così dire a-storiche, alle quali si può guardare come ad altrettanti valori. Mi riferisco all’intuito sicuro con cui comprende prontamente l’evolversi dei processi storici, alla sua “fede nel progresso”, che non è acritica infatuazione per il “moderno”, ma spregiudicata e coraggiosa analisi di contesti e di vincoli, valutazione rigorosa di costi immediati e di risultati prospettici.

Dal “saluto” di Carlo Azeglio Ciampi, Presidente Emerito della Repubblica Italiana

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