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Abecedario del grafico. La progettazione tra creatività e scienza

Nuova edizione aggiornata con oltre 100 pagine in più a colori

Autori: Spera Michele

Formato: 17 x 24 cm

Legatura: Filorefe

Pagine: 544

Anno edizione: 2005

ISBN: 9788849207897

EAN: 8849207891

UB. INT. : T500P V11e

Contenuto

Con questo materiale nato durante le lezioni tenute al Corso di laurea in Disegno Industriale all’Università di Roma “La Sapienza”, Facoltà di Architettura, non ho inteso affatto realizzare un manuale di grafica, impresa per la quale occorrerebbe un approccio ben diverso, un diverso sentire, approfondimenti di ben altro spessore speculativo ed organico. Ho voluto semplicemente compendiare il frutto di un esperimento didattico, ripercorrendo le mie giornate di studio e di insegnamento, con un ordine che deriva più che da un assetto geometrico della materia, dalla conduzione di argomenti che via via sono scaturiti dall’analisi dei lavori degli allievi durante l’anno.
Anche gli esempi grafici non sono stati espunti da “raccolte” impegnative, da insigni esempi cui pure si rimanda nella bibliografia. Sono quelli che, reperiti fra i miei “progetti”, hanno fornito, per così dire, il pretesto didattico su cui impiantare lezioni e considerazioni.
Questi appunti, queste mie “nugellae”, completano, in certa misura, un libro pubblicato nel 1996: 194 storie di un segno.
Il percorso per realizzare questa mia fatica, il disegno perseguito, è stato esattamente inverso a quello che, per solito, vede impegnato un autore che si accinga a “formalizzare” il proprio lavoro.
Infatti se 194 storie di un segno coglie, ripartitamente, per periodi e vicende, le emozioni legate al mestiere del grafico, questo libro ne percorre la parte disciplinare e le personalissime ragioni strutturali di fondo che presiedono ai miei codici e alle mie geometrie.
In genere comincio le mie lezioni assegnando ai ragazzi il compito di compiere una ricerca sul “visual design” corredandola con esperienze che possono concretizzarsi in un collage di elementi acquisiti, in una proposta di gabbia o di un format, nella scoperta dei codici in un marchio o in una figura geometrica, nella costruzione di una lettera dell’alfabeto o solo nell’elaborazione di un progetto realizzato con disegno automatico o a mano libera. Questo primo incontro ha lo scopo di farmi addentrare nel mondo di ognuno dei miei allievi, nel loro modo di intendere il mestiere del grafico, nelle loro preferenze speculative e nei loro interessi specifici. Ha lo scopo di capire con quali strumenti si adoperano, pittorici o elettronici, manuali o automatizzati, se posseggono una metodologia progettuale. I risultati sono sempre oltremodo interessanti.
Emerge da questo primo contatto la loro voglia di imparare non solo l’estetica e la forma, ma la scienza del mestiere, l’urgenza di sperimentare, la voglia di saper realizzare ciò che vogliono esprimere. In questo percorso formativo ho avuto modo di constatare che dopo i primi approcci, in cui i ragazzi riversano tutta la loro impulsiva creatività, subentra in loro una forte esigenza di razionalità e di codificazione, di scienza compenetrata ai problemi della percezione; dopo iniziali voli di fantasia riescono a percepire, nel contesto legato alla oggettività della comunicazione, l’ordine e il disordine.
Emerge anche che ognuno di loro ha una finalità realizzativa. Il mio compito si traduce nell’aiutarli a capire come procedere nel lavoro, a trovare la sintesi in una loro idea, a concretizzarla nell’oggettività della comunicazione e soprattutto a innestare il loro lavoro in un contesto razionale e il più possibile vicino ad una scienza esatta.
Un solo postulato, quasi un imperativo categorico cui conformarsi ha guidato il nostro comune lavoro: l’emozione estetica non può che addivenire dalla logica, da una articolata, assidua, approfondita ricerca.
È chiaro che, così impostato, il corso non intende creare grafici che siano artisti, ma grafici che abbiano assimilato la tecnica e la metodologia, la storia e la scienza del mestiere; sostanzialmente vuole porre l’accento della formazione su questo indirizzo, come momento basilare per impostare correttamente quel volo più libero e alto in cui diventa possibile anche il ribaltamento delle conoscenze acquisite, punto di approdo in cui il docente ha esaurito il suo ruolo.

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