Fuori commercio

Le Regioni. Regioni e testimonianze d’Italia per il 150° anniversario

Formato: 24 x 28 cm

Legatura: Filorefe

Pagine: 304

Anno edizione: 2011

ISBN: 9788849221176

EAN: 8849221177

UB. INT. : V15d V23h

Contenuto

Leggiamo oggi Carlo Cattaneo e ci appare assolutamente convincente il suo appello di allora a salvare le diversità regionali, portando in sede nazionale il meglio che esse esprimevano. Non meno convincente ci appare il progetto di regionalismo che Marco Minghetti riuscì a portare sino al tavolo del Governo e che lì fu fermato per decisione dello stesso Cavour. Eppure l’Italia nacque centralista e forse non poteva essere altrimenti. Troppo deboli erano, in quel momento, le istituzioni unitarie per permettersi un decentramento che avrebbe potuto rendere difficile un processo di unificazione che era tutto da fare. Troppo forti erano ancora i sentimenti di appartenenza locale per esser certi che quelle difficoltà non avrebbero finito per trasformarsi in veri e propri impedimenti. Questo dovette pensare Cavour mentre fermava Minghetti, nella consapevolezza, una volta di più, che l’Italia possibile non era necessariamente l’Italia migliore, ma era quella, appunto, che si poteva fare. Certo si è che, da allora, la scelta centralista ha gravato a lungo sul paese, gli ha dato il suo scheletro unitario, ma ha contribuito non poco a limitarne le potenzialità. Con un paradosso per nulla inspiegabile, si è rivelata incapace di rimuovere differenze contrarie all’unità nello stesso momento in cui ha tarpato diversità che l’unità l’avrebbero arricchita. Sono passati centocinquant’anni e il clima è totalmente cambiato. Fu già la Costituzione della Repubblica a ripudiare oltre sessant’anni fa la scelta centralista a favore di un regionalismo segnato dalla diffusione dello stesso potere legislativo, così come aveva predicato Cattaneo. Si ritenne giustamente allora, che una democrazia con forti radici popolari come quella che si stava costruendo, non solo fosse compatibile con il decentramento, ma ne avesse addirittura bisogno, proprio per essere più vicina ai cittadini e a fornire loro più sedi e occasioni di partecipazione attiva. E sebbene ci siano voluti poi molti anni perché il nuovo ordinamento venisse attuato, quella strada non è stata più abbandonata. È stata anzi rafforzata con la riforma costituzionale del 2001, che ha addirittura fatto dell’architettura del potere istituzionale una costruzione che parte non più dall’alto, ma dal basso, trovando nei Comuni il luogo primigenio di quel potere, mentre è in corso di ulteriore avanzamento oggi, con le prospettive concretamente aperte di un regionalismo tanto avanzato da essere definito federalismo. In questo clima, la Mostra delle Regioni diviene, più di ogni altra, la mostra dell’Italia che abbiamo, la mostra dell’unità – perché è l’unità che celebriamo – attraverso le diversità che la compongono e le danno forza. È importante che ci siano tutte e che tutte ci mostrino il loro volto, con la loro cultura, i loro prodotti e le loro tradizioni, che sono allo stesso tempo tradizioni, produzioni e cultura italiane. Nella storia delle celebrazioni dell’unità d’Italia è la prima volta che accade. È certo vero – e significativo – che neppure negli anni del centralismo le Regioni fossero dimenticate in occasione di tali celebrazioni. Non lo furono infatti nel 1911, né lo furono nel 1961, quando, nonostante la Costituzione, la nascita delle istituzioni regionali (salvo quelle a statuto speciale) era ancora di là da venire. Ma questa volta sono le Regioni che presentano se stesse, che scelgono quindi ciascuna il volto con cui vogliono farlo. Questa è dunque una Mostra diversa da quelle del passato. Dobbiamo esserne grati a chi l’ha organizzata, superando difficoltà comprensibilmente accresciute dal peso e dalla quantità dei soggetti che era necessario sollecitare e coordinare. E grati a tutte le Regioni che, con la loro presenza, ci parlano di quel federalismo a cui giungono le nazioni mature, allo scopo di rappresentare e governare meglio le loro diversità interne. Non di quello, che in Italia non può avere accesso, che apre la strada alla divisione e all’indebolimento di tutti. Buon compleanno all’Italia e alle sue Regioni.
[Giuliano Amato, Presidente del Comitato dei Garanti per le Celebrazioni dei 150 anni dell’Unità d’Italia]

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