L’occhio del nemico/Das Auge des Feindes/The Eye of Enemy
Fotografie austro ungariche della grande guerra/Osterreichisch-ungarische Fotographien des Ersten Weltkriegs/Austro-hungarian photographs of the Great War
A cura di: Talamo Giuseppe, Pizzo Marco
English/German/Italian text
Formato: 22 x 24 cm
Legatura: Filorefe
Pagine: 144
Anno edizione: 2008
ISBN: 9788849214536
EAN: 8849214537
UB. INT. : T404c T405C T502C V15c V41g V44d
Contenuto
Può la fotografia di guerra essere un fatto artistico? Questo nucleo di fotografie realizzate da reparti specializzati dell’esercito austro-ungarico sembra poter rispondere in senso affermativo a questa domanda. L’elegante semplicità delle inquadrature, la classicità degli atteggiamenti e delle pose, la nitidezza della luce che scolpisce i particolari quasi lenticolari della natura, lo sguardo partecipato e solenne, presuppongono una cultura estetica non comune specie se raffrontato con le fotografie realizzate dai reparti italiani dove prevale un taglio più documentaristico e di reportage fotografico. Nelle fotografie italiane lo scopo è quello di fare cronaca, di documentare i luoghi, le attività, dare il senso del tutto, evitando sempre il particolare, che là dove affiora è del tutto casuale. In queste fotografie al contrario è sempre evidente la preoccupazione di analizzare con precisione il dettaglio. E anche lì dove il soggetto sembra indistinto e confuso, come nel caso di alcune fatte nel buio delle trincee o delle camerate, avanza prepotente il senso emotivo del luogo, del momento, della condivisa partecipazione hic et nunc. Le fotografie diventano perciò il filtro attraverso il quale confrontarsi con una diversa concezione dell’arte, un modo di vedere il reale. Una serie di ritratti fotografici. Si tratta di soggetti non identificati. Il fotografo si sofferma sui volti, sulle espressioni dei singoli soldati, sulle divise, cogliendo il tutto con esatta nitidezza. Ritratti di soldati. I soldati sono descritti all’interno di stanze o in quinte arboree messe a fuoco con analitica precisione. L’uomo ritorna ad essere un elemento della natura, parte integrante del paesaggio. Viene così recuperata una tradizione estetica che affonda le sue radici in Dürer e nei fiamminghi. La guerra sembra lontana e se ne coglie un meditato riverbero solo osservando le armi, le medaglie sulle divise, i pugnali. La fotografia incornicia vedute, apre finestre sul fronte della prima guerra mondiale, inquadra gli scatti. (Marco Pizzo)
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