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Verdi e Roma

Accademia Nazionale dei Lincei – Storia dell'Accademia Nazionale dei Lincei - Cataloghi n. 2

A cura di: Jesurum Olga
Autori: Rosen David

Formato: 17 x 24 cm

Legatura: Filorefe

Pagine: 672

Anno edizione: 2015

ISBN: 9788849230925

EAN: 8849230923

UB. INT. : V34g

Contenuto

La mostra Verdi e Roma, promossa dall’Accademia Nazionale dei Lincei grazie al sostegno del Comitato per il Bicentenario della nascita di Giuseppe Verdi, istituito dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, è stata inaugurata il 13 dicembre 2013 dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: essa è stata dedicata al musicologo linceo Pierluigi Petrobelli, scomparso nel 2012, il quale puntualmente indagò gli aspetti musicologici, teatrali e politici del compositore di Busseto, elaborando l’ampia divulgazione con raro rigore filologico. Verdi risiedette poche volte a Roma e per poco tempo: due i soggiorni di maggior rilievo. Il primo nel 1859, in occasione della rappresentazione al Teatro Apollo della nuova opera Un ballo in maschera, per la quale in precedenza il compositore si era scontrato con la censura. A Roma Verdi conobbe numerosi personaggi di spicco nella vita culturale della città, come lo scultore Vincenzo Luccardi, i musicisti Emilio Angelini e Eugenio Terziani, e Giuseppe Cencetti, Direttore di scena del Teatro Apollo e autore della Disposizione scenica per Un ballo in maschera. Il secondo per l’allestimento al Teatro Costanzi del Falstaff, nell’aprile del 1893, quando Verdi, ormai ottantenne, consolidò la sua amicizia (proseguita sino alla morte) con il poeta Cesare Pascarella. La prima sezione della mostra, dedicata all’Ottocento, ha ricostruito – attraverso l’esposizione di documenti d’archivio, molto spesso inediti – la nascita e l’affermazione delle quattro opere che videro il debutto nei teatri romani, I due Foscari (1844), La battaglia di Legnano (1849), Il trovatore (1853), Un ballo in maschera (1859), seguite dalle rappresentazioni al nuovo Teatro Costanzi dell’Otello (1887) e del Falstaff (1893). Le fonti attestano il rapporto ambivalente di Verdi con la città: affiora da un lato la critica nei riguardi dei teatri e della loro cattiva gestione, dall’altro le confessioni sulla piacevolezza delle serate romane. Di contro Roma, divenuta capitale, e finalmente dotata di un teatro cittadino, il nuovo Teatro Costanzi, ambisce a fare di Verdi uno dei simboli della cultura italiana, dapprima con Otello, poi con Falstaff, quando il musicista, accolto sin dal suo arrivo in stazione «con impetuoso entusiasmo di folla plaudente», affronta molteplici impegni istituzionali ed è insignito, infine, della cittadinanza onoraria. La seconda sezione ha ricostruito la fortuna dell’opera di Verdi nel Novecento nel teatro della capitale. Essa ha visto l’esposizione di bozzetti, figurini e costumi di scena, provenienti dal Teatro dell’Opera di Roma, e di altri materiali legati a interpreti di fama internazionale, quali Tito Gobbi (del quale nel 2013 si è celebrato il centenario della nascita) e alcuni cantanti legati tanto a Verdi quanto al teatro romano. A corredo della mostra la sezione multimediale ha proposto una scelta di registrazioni audio-video e la realizzazione del CD contenente la digitalizzazione del Manoscritto Archivio-Linceo 90 Una vendetta in dominò/Adelia degli Adimari, che riporta le manomissioni della censura napoletana e le vibranti proteste di Verdi. Il presente volume trascende la natura di mero catalogo per configurarsi come un contributo all’indagine dei molteplici aspetti del rapporto tra Verdi e Roma, emersi a seguito delle ricerche archivistiche, effettuate in particolar modo presso gli archivi e le biblioteche della capitale. Ciò spiega la nutrita serie di saggi che rispecchiano, ciascuno a suo modo, la scuola di Petrobelli: alcuni sono di natura musicologica, altri danno conto delle fonti archivistiche investigate. I saggi illustrano le vicende storiche sottese alle prime romane, la lingua dei libretti, le questioni censorie, le amicizie del compositore, nate prima nella città del papa e successivamente nella capitale. Il volume intende, inoltre, tributare omaggio ad alcuni voci verdiane di levatura storica come Antonietta Stella, Tito Gobbi, Sylvia Sass e Renato Bruson. Concludono il volume le schede di catalogo della mostra, che ripercorrono le sezioni tematiche dell’esposizione, arricchite da un ampio apparato illustrativo. Esso testimonia il rilievo dell’aspetto iconografico e scenico nell’opera verdiana, sul quale Petrobelli tanto ha insistito nella sua attività di ricerca.

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