Il Mezzogiorno è l’altro mondo
Testi e disegni
Autori: Levi Carlo
Formato: 21 x 29,7 cm
Legatura: Filorefe
Pagine: 212
Anno edizione: 1980
ISBN: 9788874481125
EAN: 8874481128
UB. INT. : T506B V36e
Contenuto
La sloganistica, pigra e ripetitiva, ha, sul piano politico-generale, fermato Cristo a Eboli e, sul piano critico-letterario, Carlo Levi al suo stupendo memoriale su Cagliano e, pour cause, sulla Lucania. Da quel punto nè il Sud nè il torinese Carlo Levi, al quale si attribuisce di aver addomesticato nella parola mitizzante la miseria contadina, avrebbero proceduto. Non è stato cosi.
Tra Carlo Levi e questa sorta di Giappone, che per tanto tempo è stato il Mezzogiorno, il rapporto è stato di movimento indietro-avanti. Cioè, mentre Carlo Levi progettava e prospettava che il Sud doveva far da solo, il Sud o s’integra va nelle politiche nazionali o si disgregava lungo le vie dell’emigrazione. Fu il suo piccio, ed è il cruccio dei tempi non felici che solchiamo senza attraversare. Carlo Levi è vissuto quel tanto o quel troppo che gli ha consentito di vedere come i contadini, unica classe antagonista, sono stati via via combattuti, dispersi, cancellati. M a non ne prese atto, almeno dopo il Cristo.
La questione meridionale, come il libro ben documenta, egli continuò a circuire e a recensire, descrivendolo e disegnandolo. Ma non in termini localistici e separati: in termini, piuttosto, dinamicamente intesi a cogliere, in alto, lassù, a Roma, le ragioni dello sviluppo dipendente dell’economia meridionale. E mise l’immagine al servizio del piano meridionalistico, piano meridionale. lmmagine non letteraria; sangue, che, non raccolto, si è trasformato in pesto color marcio. Ieri ed oggi.
Carlo Levi (Torino 1902-1975) ha coniugato per tutta la sua vita operosa di intellettuale organico e funzionale lotta politica e attività culturale. Veniva da «Rivoluzione liberale» di Piero Gobetti e da lì muovendo aderì, durante il fascismo, che lo perseguitò e lo esiliò, al movimento «Giustizia e Libertà» di Nello e Carlo Rosselli. Partecipò alla breve, importante, seppure disparata, vicenda del Partito d’Azione. In questi ultimi anni il suo iniziale liberalesimo si era conciliato, comunque irrobustito nell’incontro con il marxismo.
La sua opera di scrittore, pittore, saggista, al di là degli strumenti diversi usati, è una profonda e attiva esplorazione dello sfascio italiano non solo nella prospettiva, ma anche nella concreta speranza di un rinnovamento possibile e di una rigenerazione urgente. Non è solo il suo Cristo a porsi lungo questa linea, ma anche i suoi diari di viaggio tra cui spicca, di attualità vivissima, Le parole sono pietre. Nè da dimenticare, seppure siano stati dimenticati, sono quella Paura della libertà che è polemica contro i vecchi e i nuovi statolatri, e L’orologio, che è vernice derisoria degli astratti ideologismi con cui un pugno di uomini o un nugolo vogliono trasformare il modo che continua ad andare dove è sempre andato: verso il peggio.
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