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Walter Lippmann: la buona società

Una ricerca sui suoi princìpi e sulla sua natura

A cura di: Buttà Giuseppe

Formato: 15 x 21 cm

Legatura: Filorefe

Pagine: 400

Anno edizione: 2024

ISBN: 9788849252033

EAN: 9788849252033

UB. INT. :

Contenuto

La buona società. È una critica tagliente al collettivismo – «il collettivismo è un fallimento, e deve fallire, perché poggia su una concezione radicalmente falsa dell’economia, della legge, del governo e della natura umana» – nelle sue varie declinazioni totalitarie, comunista o fascista – che, essendo simili, si contrappongono ferocemente – e gradualiste, compresa quella del New deal rooseveltiano, il cui metodo di ricostruzione sociale è la politica disordinata dei gruppi di pressione. Lippmann qui difende il sistema liberale dell’economia fondata sulla divisione del lavoro contro gli intellettuali che si dicono “liberali”, “progressisti” o “radicali” e che, in realtà, «sono quasi tutti collettivisti in economia, autoritari nella concezione dello stato, totalitari nella concezione della società». La connessione tra libertà e rivoluzione industriale è organica. Ma la sua è anche una critica altrettanto rigorosa ai ‘liberali dell’ultimo giorno’, alla loro assurda idea – derivante dal fraintendimento totale del principio del laisser faire elevato a dogma – che l’ordine sociale non necessitasse di alcuna riforma: «non c’è nulla di necessario nella nuova economia che costringa la società ad essere indifferente ai costi umani». I veri liberali sono sempre stati interessati all’evoluzione del diritto, alla definizione dei diritti e dei doveri, alla formazione delle costituzioni, al controllo del potere pubblico e privato.

 

WALTER LIPPMANN (New York, 1889-1974) giornalista e filosofo, si formò con George Santayana, William James e Graham Wallas. Nel 1913, Lippmann, Herbert Croly e Walter Weyl fondarono la rivista The New Republic; nel 1917, fu nominato consigliere del Presidente Wilson econtribuì alla definizione dei Quattordici punti. Dal 1931 al 1963, con la rubrica Today and Tomorrow dell’Herald Tribune di New York, egli fu uno dei più acuti analisti della politica americana e internazionale a partire dalla I Guerra mondiale fino alla Guerra in Vietnam. La difficoltà di classificare Lippmann come conservatore o come liberale è sintomatica della sua indipendenza e del suo rigetto di ogni utopismo in un percorso politico-filosofico coerente e lineare. Tra le sue opere: A Preface to Politics (1913); Public Opinion (1922; trad. it. 1946); The Phantom Public (1925); A preface to morals (1929; trad. it. 2012); U.S. Foreign Policy (1937; trad. it., 1946); The Good Society (1937; trad. it., 1945); U.S. War Aims (1944, trad. it. 1946); Essays in the Public Philosophy (1955; trad. it., 1957).

GIUSEPPE BUTTÀ (Messina, 17 agosto 1942) storico delle dottrine politiche e allievo di Francesco Mercadante, ha avuto anche tra i suoi maestri Vittorio de Caprariis, Rosario Romeo e Gaetano Cingari. Si è occupato prevalentemente di storia del pensiero politico americano. Tra le sue opere: John Adams e gl’inizi del costituzionalismo americano (1988); Democrazia e Federalismo. John C. Calhoun (1988); Scienza e politica in Arthur F. Bentley (1993); William H. Rehnquist. ‘Judicial review’, ‘new federalism’ e nuovi diritti (2009); Irving Kristol. Le avventure di un Liberal (2018). Ha curato numerosi volumi, tra i quali, in questa collana, A preface to morals, e A preface to politics, entrambi di Walter Lippmann, e, recentemente, la nuova edizione de L’epoca della secolarizzazione di Augusto del Noce.

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