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Commedia da niente

Romanzo di giorni perduti. Scene e dialoghi di una grande attrice

Formato: 17 x 24 cm

Legatura: Filorefe

Pagine: 144

Anno edizione: 2000

ISBN: 9788849200157

EAN: 8849200153

UB. INT. : T410E V21d

Contenuto

N° 31 della collana “Le storie della Storia” fondata da Giuseppe Selvaggi e diretta da Silvio Traversa

Giacobbe, personaggio guida del romanzo, è costretto in un ospedale a curare malanni. La sua condizione lo porta a contatto con una umanità che gli rovescia addosso le proprie inquietudini, sozze, curiose, ambigue. Giacobbe, al di fuori dell’invenzione della fantasia, è la nostra mente. Vorrebbe fuggire se riuscisse a muovere un passo: ma è inchiodato ad ascoltare. Un viaggio all’interno dell’individuo d’oggi, una sorta di processo in cui l’accusa e il plauso emergono da chi legge. La narrazione è scansita in una giornata: l’Alba, il Giorno, la Notte. L’ultimo varco dove ciascuno pone la bisaccia che si porta in groppa per alleggerirsi le spalle e facilitarsi il passaggio. Dove? Questo libro, dramma o farsa, indica una soglia.

Anna brandimarte lai, arriva all’arte “scritta”, questo libro, dopo una vita di teatro partendo dalla scuola di Benassi e Strehler,
e dopo un primo amore nei testi di Pirandello. Nata a Roma, ha vissuto sulle scene, assorbendo da drammi e commedie le verità ed i sogni di questa sua amara e pur tanto divertente “commedia”. Vive nella città nativa, e molti la ricordano per la sua “voce” recitante da Radio Vaticana, prima donna nella storia da quei microfoni in onda per il mondo intero.

Esiste sempre un primo romanzo, irrimandabile per chi nel proprio dna mentale ha l’esigenza, irrinunciabile, di narrare agli altri quello che da tutta la vita narra a se stesso. Nel caso di questa Opera Prima a se stessa, perché lo scrittore è a firma femminile. Questa è una aggiunta in più sulla firma al maschile: comprendendo quel senso assoluto di tutto capire, e perdonare, che è nella Donna. Così è accennato il carattere di questo libro, il primo pubblicato da Anna Brandimarte Lai, sinora solo presente nel dizionario selezionato dei protagonisti delle scene teatrali del Novecento post-seconda guerra mondiale. La scrittrice non può, meglio non potrebbe rinunciare a restare attrice. Così questa Commedia, ­ il riferimento dantesco è concreto nella visitazione degli Inferi, e dell’uomo vivo ­ è un romanzo che pur essendo Opera Prima racchiude una intera esistenza dedicata a vedere e trasferire negli “altri” se stessa, attrice, però resuscitando l’intero prossimo in fantasmi, e ideali, sulla scena. Un romanzo, quindi, stratificato nell’autore, meditato, e ora esplodente sulla carta stampata. Offerto ai lettori. Non fantasie, pur se si tratta di fantasia. Invece queste pagine rappresentano uno specchio offerto al lettore per vedersi in tante immagini che non sono pose: sono possibili se stessi. Teatro, ma verità secondo il gran teatro che recitiamo nelle nostre immaginazioni, dalla nascita, perché si nasce pensando, sino alla “soglia”. La Soglia, è un luogo del romanzo.
Qui bisogna fermarsi, per non entrare nella libertà del lettore, di chi apre il libro. Però va aggiunta una particolarità dello stile narrativo di Anna Brandimarte. La scrittura è anche parola parlata. Entra pura voce nella mente.
C’è dello “shakespeariano” nella sua Voce-Scrittura. Qualità nativa, poi allenata. Sino a diventare un romanzo, diverso e forse nuovo nella narrativa contemporanea.
Giuseppe Selvaggi

Anna Brandimarte Lai, il luogo della prima luce, dei primi giuochi, delle prime architetture urbane può anche essere l’avvio di un destino. Anna Brandimarte Lai è nata a Roma, nello scenario chiuso ed insieme aperto come un infinito di Piazza Navona. Un palcoscenico tra i più affascinanti ove tutto può svolgersi, senza varcarne i confini. Come nella prima opera letteraria di questa nota attrice. Il padre romano, comandante di aviazione durante la guerra, è italiano. La madre tedesca. Da ciò la natura cosmopolita, a struttura tutta europea, delle sue scelte teatrali, sino alla “Santa Caterina” interpretata proprio in una piazza romana. Uscita dall’Accademia d’Arte Drammatica, attrice densa e avvolta in se stessa, quasi piegata nei personaggi, eppure ­ come appare nell’iconografia teatrale e filmistica ­ dal sorridere solare, la Brandimarte, nei suoi esordi, fu scritturata da Giorgio Strehler e da Memo Benassi iniziando una attività proseguita per parecchi anni, che le fa acquistare successo e ammirazione. Fu chiamata da Radio Vaticana ­ ed era la prima volta che un’attrice entrava nelle sale di registrazione radiofonica della Santa Sede ­ per recitare brani del Vangelo e in seguito un ciclo di poesie dedicate a Maria, la madre di Dio, personalmente scelte da Pio XII.

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