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Caro dottor Freud

Colloqui con l'analista

Formato: 17 x 24 cm

Legatura: Filorefe

Pagine: 96

Anno edizione: 1999

ISBN: 9788849200041

EAN: 8849200048

UB. INT. : T711D V21c

Contenuto

N° 29 della collana “Le storie della Storia” fondata da Giuseppe Selvaggi e diretta da Silvio Traversa

L’autore di ‘Caro dottor Freud’ invia al suo analista (reale o immaginario poco importa) nove lettere che subito si trasformano in nove storie. C’è un filo rosso che le lega? Forse sì forse no Certo! Al lettore il piacere, arduo (come suggerisce Nelida Milani
nella prefazione), di cercarlo, non dimenticando che “il parlato/scritto/pensato, il monologo interiore, il flusso di coscienza coesistono in un complesso intreccio di interazioni che vanno dalle pagine ‘scritte per essere dette’ alle pagine ‘scritte per essere lette come se dette’ fino a quelle ‘scritte per essere dette come se non fossero scritte'”.

Gianfranco Sodomaco, nato in Istria nel 1946, vive ed insegna a Trieste. Ha pubblicato due romanzi, ‘Linee di demarcazione’ (1981) e ‘Animec’ (1984), per le edizioni Italo Svevo di Trieste, e due sillogi di racconti, ‘Trovare Trieste?’ e ‘Avventure di un
povero istro’, per le edizioni Campanotto di Udine. Suoi racconti compaiono nelle antologie, edite da Lint/Trieste
e Stazione di Posta/Firenze: ‘Trieste, paesaggi della nuova narrativa’ (1997) e ‘Trieste e un manicomio’ (1998). È autore anche di opere teatrali: ‘Hist(e)ria’, ‘Blasphemia’, ‘Incroci’, ‘Compagno papà’, ‘Setting’ (alcune sono state rappresentate a Trieste, Fiume, Pola).

“Leggendo Sodomaco, è difficile non lasciarsi investire ma soprattutto sommergere dalle ondate del testo, non subirlo, cioè, acriticamente, bensì ricavarne qualche spunto di riflessione linguistica Il parlato/scritto/pensato, il monologo interiore, il flusso di coscienza coesistono in un complesso intreccio di interazioni che vanno dalle pagine ‘scritte per essere dette’ alle pagine ‘scritte per essere lette come se dette’ fino a quelle ‘scritte per essere dette come se non fossero scritte’ È una esperienza sconcertante non appena ci si accorge che i temi trattati, a prescindere dal linguaggio, appartengono quasi tutti all’area della negazione, sia essa malattia o morte o seduta psicanalitica o ospedale o dolente concatenarsi di rievocazioni Il ‘metaromanzo’ è tale in quanto mette continuamente in discussione il proprio statuto portando a incandescenza i problemi di struttura e di scrittura Psicologia, psicanalisi, stile tentenzialmente ‘soggettivo’ che indica una costante e protratta modalità di visione e interpretazione della realtà: una autentica e permanente strategia di difesa dell’Io, volta a controllare gli innumerevoli pericoli sia interni che esterni che ci minacciano di continuo. Stile come “controllo onnipotente” Ma lo stile è come un ponte gettato tra privato e pubblico, qualcosa che attraversa la soggettività, la rivela, se ne alimenta, ma al tempo stesso va al di là di essa, verso il fruitore Cosicchè, superata la prima difficoltà, a poco a poco si accetta questa super-lingua, di racconto in racconto l’ircocervo diventa sempre più domestico e credibile attraverso il meccanismo di identificazione Però il cammino per arrivare al piacere dello stile di Sodomaco è arduo. Perché? Perché il piacere è quasi sempre passivo, ritrovamento del già noto, della tradizione, della norma, dell’istinto gregario, dello stare in armonia con gli altri anziché contrapporsi ad essi. Invece qui abbiamo a che fare con un piacere dello stile attivo, connesso alla scoperta di cose nuove, alla trasgressione; la scrittura qui è incaricata di rendere più cruda la scoperta di un male che dilaga ormai inarginabile ben oltre i canonici orizzonti triestini, oltre i confini, oltre tutti i confini, psicologici e fisici. Un concetto di confine che non si manifesta come un modo di esistere, ma come il modo del solo divenire, del superare, dell’andar oltre”.
Nelida Milani

Gianfranco Sodomaco, nato in Istria nel 1946, vive ed insegna a Trieste. Pubblica, tra il 1981 e il 1992, due romanzi (‘Linee di demarcazione’ e ‘Animec’, edizioni Italo Svevo ­ Trieste) e due sillogi di racconti (‘Trovare Trieste? ‘ e ‘Avventure di un povero istro’, edizioni Campanotto ­ Udine). Nel 1993 ‘La Battana’, rivista culturale della minoranza italiana in Slovenia/Croazia, di cui è collaboratore, gli dedica una monografia firmata, tra gli altri, da Nelida Milani. Nel 1994, con il racconto ‘Il dottor K.’ (presente in quest’opera), vince il premio letterario internazionale ‘Umberto Saba’ e, con il racconto ‘Katica’ (che apre ‘Caro dottor Freud’) partecipa agli Incontri Internazionali degli Scrittori ‘mitteleuropei’ di Vilenica (Slovenia). Ai precedenti incontri erano stati invitati Pressburger, Sgorlon, Tamaro, Tomizza ecc. Suoi racconti compaiono nelle antologie (edite da Lint/Trieste e Stazione di Posta/Firenze): ‘Trieste, paesaggi della nuova narrativa’ (1997) e ‘Trieste e un manicomio’ (1998) e stralci sono stati ripresi dalla rivista austriaca ‘Lichtungen’ di Graz (gennaio 1998). Tra il 1997 e il 1999 vengono messi in scena (a Trieste, Pola, Fiume) tre suoi lavori teatrali, tratti da altrettanti racconti: ‘Hist(e)ria’, ‘Blasphemia’, ‘Incroci’: quest’ultima pièce attinge anche da brani di Marisa Madieri (‘Verde acqua’). Ha da poco ultimato due testi teatrali, ‘Compagno papà’, storia in tre atti di una tragedia familiare sullo sfondo dell’esodo istriano e del conflitto tra comunisti italiani e jugoslavi e ‘Setting’, un atto unico di ambientazione psicanalitica.

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