Recensione del volume
“MARCO ZANUSO: ARCHITETTURA, DESIGN E LA COSTRUZIONE DEL BENESSERE”
Dall’inserto “Il giornale del Design” in “Il Giornale dell’Architettura” N. 61, APRILE 2008
Recensione del volume
“MARCO ZANUSO: ARCHITETTURA, DESIGN E LA COSTRUZIONE DEL BENESSERE”
Dall’inserto “Il giornale del Design” in “Il Giornale dell’Architettura” N. 61, APRILE 2008
MITI DELL’ITALIAN STYLE
“Zanuso e la moderna Milano del benessere”
Il Politecnico di Milano rende omaggio
a un protagonista della cultura del progetto
internazionale
Un seminario di studi presso la
Facoltà di Architettura e Società
e ora il volume a cura di
Antonio Piva e Vittorio Prina
restituiscono a Marco Zanuso
(1916-2001) la statura di progettista
a tutto tondo, capace di
cambi di scala repentini, dal
micro di un attaccabottoni al
macro di uno stabilimento industriale
come di un interno
domestico, portati avanti senza
cesure né censure di ambiti come
di tipologie, con la convinzione
che architettura, interni e
disegno industriale rispondano
a una visione unitaria del progetto.
Anzi, a una visione «etica
» del progetto, che è alla base
del successo di Zanuso ma,
al tempo stesso, anche del suo
insuccesso, inteso come incapacità
di promuovere e divulgare
il proprio lavoro. Con la
ricchezza di contributi eterogenei,
tra cui si segnalano quelli
di Maria Antonietta Crippa,
Fabrizio Schiaffonati, Arturo
Dell’Acqua Bellavitis, Francesco
Trabucco, Letizia Tedeschi
e le testimonianze di Richard
Sapper, Cini Boeri e
Franca Valeri, il libro ben documenta
l’ampiezza e la complessità
dell’opera di Zanuso.
Non a caso, «Architettura e
complessità» è anche il titolo
scelto da Piva per la collana della
Gangemi da lui diretta e di
cui il volume fa parte. Ecco allora
che l’opera di Zanuso invita,
come afferma Crippa, «a
osservare la realtà milanese a
partire dal nesso di due fattori
della sua cultura: l’opzione per
la modernità e i modi del benessere
in essa attivati». Benessere
che rappresenta il filo rosso
che attraversa le sue architetture
(ampiamente analizzate nel
saggio di Prina) – dalla Olivetti
in Sud America (si legga in
proposito il testo di Emilio Faroldi)
allo stabilimento Necchi
a Pavia e al Nuovo Piccolo
Teatro di Milano (accuratamente
descritto nel saggio di Piva)
– i suoi oggetti (analizzati
da Cristina Tonelli) – dalla
«Lady» alla «Martingala» della
Arflex di inizio anni cinquanta
fino ai numerosi prodotti
per Brionvega, come i televisori
«Doney» e «Algol» degli
anni sessanta – e che risponde
alla sua visione umanistica
che pretende cioè di mettere
l’uomo al centro dell’interesse
progettuale. Affiora in filigrana
la capacità, tutta milanese,
di tenere insieme progetto e produzione,
alto artigianato e industria,
contenuto e contenitore,
locale e globale. Di particolare
interesse è poi il ritratto
umano delineato da Cini Boeri,
che definisce Zanuso «burbero,
ironico, provocatore ma
affettuoso amico, sensibile a
ogni storia delle nostre vite,
aperto a una cordialità senza limite
» e da Sapper per cui «Marco
era un uomo meraviglioso,
pieno di creatività, dotato di
un’intelligenza profondamente
umana, che amava la vita e il
suo lavoro».
di Alba Cappellieri
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