COSE (QUASI) MAI VISTE: bilancio ancora aperto sugli anni ’60 e ’70 di Paolo Aita su ART A PART OF CULT(URE)
COSE (QUASI) MAI VISTE: bilancio ancora aperto sugli anni ’60 e ’70 di Paolo Aita su ART A PART OF CULT(URE)
Il desiderio archeologico e la necessità di reperire documenti, in tempi necessariamente brevi rispetto quelli richiesti dall’attendibilità della storia, motivano l’uscita del testo di Mario de Candia e Patrizia Ferri, infatti è un utile corollario per ricerche ancora aperte. Lungi dagli autori l’idea di affermazioni finali e definitive su questi anni “così vicini, così lontani”, ma solo il piacere di proporre una serie di documenti che potrebbero far leggere in modo differente delle produzioni culturali ancora non sistemate dallo sguardo dell’archivio, e al contempo rifiutate dalle rubriche del presente.
Anni dunque che non vuole nessuno? Neanche per idea. In quelle due decadi si gettano le basi della nostra attualità, poiché entrambi gli autori concordano nel verificare una importante parificazione tra necessità soggettive e aspirazioni pubbliche. Siamo nel tempo in cui la scrittura può ugualmente disporsi verso il diario e verso il comizio, in cui l’arte può essere fatta meccanicamente, oppure tracciare con la massima precisione i brandelli dell’inconscio. E tutto ciò avviene per strada, lontano dalle conventicole avanguardiste degli anni ’20. Insomma, ancora una volta, dopo il mondo non sarà più uguale. E mentre Mario de Candia racconta di un’arte in cui si fatica a trovare il filo tra gli innumerevoli cambiamenti nel linguaggio, Patrizia Ferri inquadra, attraverso le nuove categorie del corpo e dell’oriente, le spinte che cambieranno il nostro modo di rapportarci alla realtà che ci circonda.
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