Viterbo, sabato 31 agosto 2019, ore 11,00, inaugurazione della mostra TESSERE LA SPERANZA. IL CULTO DELLA MADONNA VESTITA NELLA TUSCIA, Catalogo Gangemi editore
Viterbo, sabato 31 agosto 2019, ore 11,00, inaugurazione della mostra TESSERE LA SPERANZA. IL CULTO DELLA MADONNA VESTITA NELLA TUSCIA, Catalogo Gangemi editore
Sabato 31 agosto 2019, alle ore 11.00, presso il Monastero di Santa Rosa di Viterbo, inaugurazione della mostra Tessere la speranza. Il culto della Madonna vestita nella Tuscia. Catalogo Gangemi editore.
Mostra aperta fino al 26 ottobre 2019
La mostra intende concludere la serie di esposizioni di “Tessere la Speranza” dedicate alle Madonne vestite, nata da un’idea dell’allora soprintendente Alfonsina Russo, e iniziata a Roma con una prima mostra tenutasi a Palazzo Patrizi Clementi nel 2016 e poi proseguita in più sedi, giungendo sino a Lisbona. Le diverse esposizioni hanno declinato il tema delle Madonne vestite sempre in modo diverso, ora accordando maggiore importanza alle vesti e ai loro ricami, ora all’iconografia, in questa occasione si vuole porre l’attenzione principalmente sul culto e sulle vicende che, talvolta, anche per esplicita volontà dei vescovi, hanno portato a sottrarre alla devozione alcuni simulacri, che tuttavia riscoperti sono stati restaurati riaccendendo la memoria dei fedeli e talvolta facendo riattivare il culto.
Quest’ultima mostra focalizza l’attenzione sulle opere del viterbese, territorio nel quale sono iniziate più di venti anni fa ricerche pionieristiche sull’argomento e che hanno consentito la catalogazione e lo studio di un centinaio di esemplari con i rituali ad essi connessi. Il percorso della mostra vuole, quindi, sviluppare il tema del culto, attraverso il rapporto tra la statua e la comunità che la ospita, rappresentato dalla cura del simulacro vestito. Il rituale, cadenzato dal calendario liturgico, è un atto che racchiude la devozione, che sacralizza l’immagine e la innalza al livello della divinità. Allo stesso tempo accentuando il naturalismo e umanizzando la figura divina anche attraverso l’intimo accudimento, rende il sacro più vicino all’umanità.
La mostra si articola in una prima sezione dedicata ai culti attivi, nel viterbese sono, infatti, numerosi i casi di Madonne vestite molto venerate, esemplari i casi di Vetralla, Capranica, Oriolo e Vignanello e delle quali sarà eccezionalmente possibile ammirare i corredi (abiti, scarpine, corsetti…). Una seconda sezione è dedicata ai simulacri dimenticati e abbandonati, delle quali la comunità si è riappropriata dopo il ritrovamento, adoperandosi per il restauro. Nei casi in cui il simulacro ha perso la sua sacralità sarà possibile ammirare anche i manichini, per lo più settecenteschi, talvolta molto semplici e talvolta molto elaborati con congegni che consentono la movimentazione di braccia e gambe. Chiude la mostra una sezione dedicata ai culti domestici: statue di proprietà o custodia privata che testimoniano la complessità propria di un culto intimo e di un rapporto diretto col divino.
Le sale del Monastero di Santa Rosa che accoglieranno, Madonne, abiti, scarpine, manichini sono quelle recentemente restaurate dalla Soprintendenza, note come Sala delle colonne e Sala del Quattrocento, qui tra lo stupore di tutti, durante i lavori di restauro, è apparsa una santa filatrice, un dipinto del Quattrocento con una minuta figura che tiene un fuso, la cui comparsa per usare le parole della Soprintendente Eichberg “sembra dare la chiave di ogni nostra azione, e suggerirne un esito costruttivo, in continuo incessante divenire, ma segnato dallo scopo di servire”
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