“IL CUOCO SEGRETO DEI PAPI” vince il premio “Bancarella della Cucina” 2008
“IL CUOCO SEGRETO DEI PAPI” vince il premio “Bancarella della Cucina” 2008
Con ben 40 voti su 89 pervenuti e superando altri quattro finalisti, “Il cuoco segreto dei Papi. Bartolomeo Scappi e la Confraternita dei cuochi e dei pasticcieri” di June di Schino e Furio Luccichenti si è aggiudicato il primo posto alla terza edizione del premio “Bancarella della Cucina”.
L’ultimo appuntamento dell’evento letterario, promosso dalla Fondazione Città del Libro in collaborazione con L’Accademia Italiana della Cucina, si è svolto nel settecentesco Teatro della Rosa a Pontremoli ed è stato presentato da Marisa Laurito.
Il volume premiato, pubblicato per i tipi della Gangemi Editore (nella collana “Roma, storia, cultura, immagine” diretta da Marcello Fagiolo) e già vincitore del premio “Orio Vergani” sulla letteratura gastronomica, ricostruisce per la prima volta, sulla base di un’ampia ricerca archivistica, la vita del celebre cuoco Bartolomeo Scappi, descrivendo anche il ruolo e le vicende della Confraternita dei cuochi e pasticceri nella Roma del Cinquecento con la loro chiesa confraternale. Il libro comprende una antologia della monumentale Opera dello Scappi (Venezia, 1570), con le famose ventotto tavole, documento di estremo interesse, che illustrano l’architettura delle cucine e gli «instromenti, ordigni e masserizie» necessari all’esercizio dell’arte del cuoco. La raccolta di ricette per ospiti illustri evidenzia la complessità di una cultura gastronomica aperta alle suggestioni di tutte le regioni italiane, con forte prevalenza delle tradizioni lombarda, romana e napoletana. I magnifici banchetti vengono preparati dallo Scappi attraverso una concezione architettonica dell’arte della cucina: il cuoco è infatti un giudizioso architetto, il quale, dopo il suo giusto disegno, stabilisce un forte fondamento e, sopra quello, dona al mondo utili e maravigliosi edifizii. Sontuosità, stupore, potere: ma anche gioia di godere dell’abbondanza con occhi golosi e gustare i cibi senza le rampogne di petulanti dietologi. Segno di una civiltà del convito oggi irrimediabilmente perduta.
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