Roma, Accademia Nazionale di San Luca, martedì 6 febbraio 2018, ore 17.30, presentazione del volume MOSAICI MEDIEVALI A ROMA ATTRAVERSO IL RESTAURO DELL’ICR 1991-2004. Gangemi editore
Roma, Accademia Nazionale di San Luca, martedì 6 febbraio 2018, ore 17.30, presentazione del volume MOSAICI MEDIEVALI A ROMA ATTRAVERSO IL RESTAURO DELL’ICR 1991-2004. Gangemi editore
Martedì 6 febbraio 2018, alle ore 17.30, presso l’Accademia Nazionale di San Luca a Roma, piazza dell’Accademia di San Luca 77, presentazione del volume Mosaici medievali a Roma attraverso il restauro dell’ICR 1991-2004, a cura di Maria Andaloro e Carla D’Angelo, pubblicato per i tipi della Gangemi editore.
Il volume Mosaici medievali a Roma attraverso il restauro dell’ICR è il resoconto puntiglioso dei restauri svolti dall’ICR riguardo a otto complessi musivi nel corso di circa 15 anni – dal 1991 al 2004 – ma anche e, soprattutto, la testimonianza del lungo, paziente, tenace, mai interrotto itinerario di ricerca e di studio compiuto, in parallelo, intorno ad essi. Certo, compiuto in parallelo, ma anche in sintonia, dal momento che restauro e ricerche sono attività che hanno proceduto non separatamente, lungo binari differenti, ma in forte connessione fra loro, intessendo un dialogo a più voci, intorno al mosaico, a quel mosaico: dell’abside, della parete absidale, della controfacciata, che è stato di volta in volta oggetto di restauro.
L’intento del volume è allora, proprio, questo. Raccogliere le voci del dialogo, comunicarle, rendendole pubbliche. E trasparenti. Perciò, nel desiderio di registrarle fedelmente, cogliendole quasi nel loro farsi, abbiamo pensato di far coincidere il punto di osservazione del resoconto con lo stesso spazio fisico e operativo nel quale s’è costruito quel dialogo, vale a dire il cantiere di restauro, immaginando di stare lí, sui ponteggi, dove si è operato giorno dopo giorno, davanti a quel mosaico da restaurare, affrontando la complessità della sua struttura esecutiva e materica e la sua fragilità. È, dunque, il cantiere il luogo specifico, l’attore protagonista, il filo conduttore del volume. Cantiere, da intendersi, com’è prevedibile, nell’accezione di luogo fisico, attrezzato per il restauro, ma anche di compagine progettuale e operativa, formata dagli addetti ai lavori (e vedremo, poi, di quali figure si tratta), costituita per eseguirlo, quel restauro, e che, traendo linfa dall’occasione specialissima di farlo, ha intrapreso contestualmente la via delle analisi, delle ricerche, degli studi. Già scorrendo il sommario, ad apertura del volume, balza agli occhi quanto centrale sia il ruolo del cantiere nella trama dell’opera. A dichiararlo è la ricorrenza certo non casuale del termine attorno a cui girano i titoli di ambedue le parti di cui si compone il sommario. Della prima che annuncia le “Storie di otto cantieri. Analisi e ricerche”, della seconda concentrata sugli “studi” “Attorno agli otto cantieri”.
D’accordo, il cantiere. Ma da quale punto di vista si è invitati a fare i conti con esso? Dalla prospettiva, diremo, che si apre allo snodo fra due facce, temporalità, livelli diversi, quando essi vengono a contatto e interagiscono fra loro. Il che avviene allorquando la faccia moderna, quella, cioè del cantiere siglato ICR, che sta restaurando quel dato mosaico, poniamo della basilica di Santa Sabina, aggancia l’altra, la faccia del cantiere antico, l’originario, all’opera negli anni di papa Sisto III (432-440), per volontà del Presbyter ubis Pietro d’Illiria, svelandolo nella sua fisionomia strutturale e materica, facendocelo rivivere nello svolgimento delle dinamiche organizzative, di invenzione, esecutive.
Perciò, infine e più propriamente, il volume rappresenta lo spazio dove vengono a raccogliersi i frutti di questo dialogo a più voci modulato su molteplici registri, nell’orizzonte del restauro di oggi, e dall’altra, incuneandosi in quell’“a tu per tu” fra le due facce, dispiegato fra il territorio del cantiere di oggi e quello del cantiere antico.
Nei cantieri per gli otto mosaici si è proceduto cosí, restaurandoli e al contempo studiandoli; mettendo a punto di volta in volta le metodologie d’intervento più idonee per la loro migliore conservazione e però intraprendendo analisi, ricerche, studi al fine di comprendere come è stato fatto quel mosaico e quell’altro ancora, quali siano le fasi della sua preparazione e le modalità esecutive nel loro complesso, partendo dalla superficie del monumento destinata ad accogliere il mosaico con il suo assetto compositivo, per passare alla successione degli strati preparatori e giungere, infine, all’allettamento delle tessere; interrogandosi sull’uso di quali materiali – paste vitree, calcari, marmi, ma anche altro – consta lo splendente tessuto musivo, spesso ancora oggi apprezzabile; quali le caratteristiche che lo contraddistinguono.
Passiamoli, allora, velocemente in rassegna questi otto cantieri, che, in ordine all’esecuzione del loro restauro, si dispongono in questo modo:
– Il pannello con la figura stante di san Sebastiano, collocato originariamente sulla controfacciata della basilica di San Pietro in Vincoli, staccato a massello, e ricollocato sopra il secondo altare della navata sinistra della medesima basilica, opera risalente all’ultimo quarto del VII secolo
– Il mosaico della calotta absidale di Santa Cecilia, del tempo di papa Pasquale I (816-825)
– I mosaici dell’abside e dell’arco absidale della basilica superiore di San Clemente risalenti al 1118 circa
– Il mosaico absidale della chiesa di San Teodoro al Palatino, dell’avanzata seconda metà del VI secolo
– Il brano musivo con la figura della Theotokos, staccato dalla storia della Natività facente parte del ciclo cristologico che originariamente rivestiva le pareti dell’Oratorio di papa Giovanni VII (705-707), situato sulla controfacciata della navata laterale destra dell’antica basilica costantiniana di San Pietro in Vaticano
– Il mosaico con l’iscrizione monumentale e la raffigurazione delle due Eclesiae, Eclesia ex circoncisione ed Eclesia ex gentibus, situato sulla controfacciata della basilica di Santa Sabina, degli anni 432-440
– Il mosaico dell’arco absidale della basilica pelagiana della basilica di San Lorenzo flm (579-590)
– Il mosaico absidale della basilica di Santa Maria Nova, denominata anche di Santa Francesca Romana (1143-1161)
intervengono
Pietro Petraroia, storico dell’arte
Livia Alberti, restauratrice
Lucia Saguì, archeologa
saranno presenti le curatrici
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