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2 Dicembre 1963 nasce una nuova galleria

Opere e testimonianze

Formato: 17 x 24 cm

Legatura: Filorefe

Pagine: 64

Anno edizione: 2006

ISBN: 9788849211498

EAN: 884921149X

UB. INT. : T513B V12a V24a

Contenuto

2 dicembre 1963 Una mostra collettiva di disegni inaugura l’Arco d’Alibert. Seguirà a gennaio spettacolo in tre pezzi di Mario Ricci con la collaborazione di Pasquale Santoro e Remo Remotti. Sempre in gennaio ospitiamo una grande festa per il matrimonio di Vana e Giulio Turcato. Con i disegni di Franco Angeli esposti in una serata dedicata alla presentazione di tre esemplari unici di Elio Pagliarani, inizia invece la stagione espositiva ’64/65.
Questi primi “eventi” indicano come l’Arco d’Alibert, così come altre gallerie di tendenza, svolga sin dall’inizio un ruolo culturale, non di solo mercato.

Il mercato, dobbiamo affrontare questo argomento perchè il primo documento che possiamo esibire, firmato da Mario Schifano il 30 novembre 1963, sancisce un accordo economico così come l’altro datato 4 febbraio 1965 e infine un vero e proprio contratto con Franco Angeli del 20 luglio 1966. Il rapporto con Franco Angeli a quella data si era arricchito di mostre e intensa collaborazione, ma a cosa poteva servire a Mario Schifano, ancor prima che io aprissi la galleria, cedermi alcune poche opere “minori”?
In precedenza il suo curriculum era già ricco di mostre di grande successo. Ebbene questa è la prova che il sistema dell’Arte almeno a Roma non si era ancora consolidato in modo tale da consentire a un artista di avere una sicurezza economica continua e a livello delle sue esigenze.

Vogliamo sottolineare la mancanza in Italia, di istituzioni a livello nazionale quali per gli inglesi il British Council, per i tedeschi il Goethe Institut,
il sistema francese del FRAC o altro ancora? C’è infine, a mio parere, e non solo mio, uno scollamento fra zone del paese stesso per il sostegno ad artisti di eguale valore.

Si moltiplicano le fiere. È un mercato così come per le aste, che richiama un pubblico vasto, ma certamente svantaggia quei volenterosi galleristi che investono nei loro spazi espositivi lavoro e denaro, persone per lo più colte, che possono trasmettere qualcosa di più continuo che non nel contatto di un momento.

Con questa mostra e questo catalogo pensiamo di porre un piccolo tassello alla conoscenza per i più giovani della Roma anni ’60. È pur vero che, negli anni, sono state allestite molte mostre importanti su questo argomento, accompagnate da bellissimi ponderosi cataloghi, ma anche costosi e non alla portata dei giovani.

Dopo quarantatré anni di attività consentitemi di essere ancora fiera del mio lavoro, sempre cercando di porre all’attenzione del mio pubblico piccoli, gratuiti, contributi.

Mara Coccia

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